Nota 2006-08-29

Alcune sensazioni di difficoltà che ho avuto occasione di ascoltare in queste ultime settimane mi hanno spinto a mandarvi questa breve nota di incoraggiamento perchè di fronte alla Parola di Dio non possiamo cedere per nessun motivo, ma in particolare perché la nostra comunità pare sempre più caratterizzarsi, nel panorama delle esperienze italiane, come una comunità di ascolto.

Se c’è qualcosa che deve caratterizzarci è proprio questa: il fatto di essere dei laici che hanno preso in mano seriamente la Scrittura e vogliono che diventi la fonte della loro unità nello Spirito di Dio e nell’amore alla Chiesa.

Mi sembra di poter dire che si tratta di un messaggio forte che possiamo lanciare alla Chiesa Italiana e mi pare che debba essere il criterio con cui dobbiamo affrontare le numerose proposte che ci arrivano da tutte le parti e che purtroppo molto spesso rischiano invece di disorientarci.

Di fronte al pericolo della confusione la tendenza è quella di ritirarsi o di rimanere delusi, così come forte è la tentazione di considerare l’ultima cosa conosciuta come quella vera e l’unica da seguire “per essere dei veri cristiani”, ma in tal modo perdiamo ogni identità e ogni capacità di dare “giudizi” su ciò che ci capita. Ricordo che in passato si sosteneva che fare “affido” di bambini fosse la condizione unica per vivere la fede, in seguito si sono trovate altre “verità” esclusive per vivere la coerenza del Vangelo (Casa Nazaret? La condivisione del denaro? L’ecumenismo? I ministeri?) senza avere capacità di “vedere” queste cose alla luce dell’unica verità che è il vangelo e quindi di farle nostre.

Mi pare invece che il nostro cammino sia proprio quello di entrare nel profondo delle cose e, su queste, dare valore alle nostre scelte, avere capacità di discernere i talenti dei fratelli, cambiare rotta se il caso, ridimensionare presunte verità, andare all’osso delle cose (amare Dio e i fratelli).

Si tratta quindi di dare ulteriore vigore a questa capacità di ascolto di Dio che è veramente rara nella nostra Chiesa.

A questo proposito me sembrava carina la proposta di Anna Palazzi di dare un nome alle tribù così come si sono sviluppate nella storia di Israele.

Sono andato allora a vedere cosa dicono i testi e mi sono accorto che in alcune parti le 12 tribù sono 13 (Numeri 1) in altri testi sono addirittura 10 (gdc 1). Si tratta evidentemente, come spesso avviene nella Bibbia di percorsi storici che cambiano nel tempo e sviluppano situazioni differenti.

Allora, per arrivare ad una conclusione mi sono ripreso l’elenco del libro dei Numeri e ho tolto la tribù di Levi che si trovò senza un preciso territorio di riferimento perché incaricata di svolgere funzioni prettamente sacerdotali.

La tredicesima tribù quindi nel nostro caso è rappresentata dai Sacerdoti e diaconi (a cui aggiungiamo anche i lettori e gli accoliti) che non fanno parte di alcun a tribù.

L’elenco allora è questo
I. Ruben
II. Simeone
III. Giuda
IV. Issachar
V. Zabulon
VI. Efraim
VII. Manasse
VIII. Beniamino
IX. Dan
X. Neftali
XI. Gad
XII. Asher

Potrebbe essere questo un modo per dare più identità alle tribù e per incoraggiarle in un cammino importante che è quello di ricostituire le 12 tribù in pienezza al ritorno del Signore. Le nostre preghiere e il nostro ascolto contribuiranno ad accelerare questo ritorno (ricordate Daniele Garota?), se smettiamo però o se allentiamo tutto viene rinviato.

Questa è la nostra vocazione: Essere un popolo in ascolto che chiede al Signore di tornare presto e su questo costruisce la propria presenza nella storia.

NINO SANTARELLI