16 luglio 2008

Il weekend passato a Fognano

Il weekend passato a Fognano non so se si può definirlo “esercizi”, ma ho percepito che per tutti è stata una “esperienza spirituale” di grande valore. Il ritorno come sempre evidenzia le fatiche della quotidianità, ma per far sì che anche questa possa giovarsi di quanto abbiamo ascoltato, credo si debbano lasciare decantare i “mormorii” di ciò che può aver disturbato, evidenziando il bello che è entrato in noi.

Con tutti i limiti che un un mezzo tecnologico può rappresentare invito tutti ha lasciare un commento qui sotto, di 5, 10, o mille parole su quanto vissuto e soprattutto sul futuro e i “miracoli” che ci auguriamo. A chi lo farà verrà data la possibilità di riascoltare gli incontri con Don Giovanni.

  1. Riccardo Vitali says:

    Valter sono d’accordo con te che non si può parlare di esercizi spirituali, ma solo di alcuni “momenti” di riflessione: complessivamente un’occasione persa per la Comunità.
    Senz’alro rimane il valore assoluto degli incontri con Don Giovanni e non è poco. Peccato che questi momenti non sono stati valorizzati e gli spunti (infiniti) di riflessone non sono stati approfonditi tra di noi. Non siamo stati sul “tema principale” ma ci siamo lasciati clamorosamente deviare su temi periferici rispetto all’obiettivo iniziale del “ritiro”.
    Penso sia il momento, a caldo, di esprimere idee che possano contribuire a ripensare già fin d’ora gli Esercizi del prossimo anno su basi nuove, sempre che questa sia la volontà della comunità.
    Questa è quello che dice il mio cuore, nell’ottica di uno scambio fraterno di idee costruttive. Con affetto Riccardo

  2. Gli spunti emersi dagli incontri con Giovanni sono stati molteplici, tante sollecitazioni, e tante attualizzazioni..
    L’atteggiamento migliore è quello di lasciare che queste parole si depositino, decantino, e siano il il seme lasciato sulla terra buona.. come nel il vaso vuoto che non è pieno di nulla ed è pronto a ricevere tutto.
    L’errore più grande che si può fare, a mio parere, è forzare lo spirito santo che agisce fortemente in momenti come questi, cercando di “fargli dire quello che noi vogliamo” o “pensiamo che a noi dica questo e null’altro” forzandolo in strettoie che non gli sono proprie. Non è lo spirito migliore, non permette di condividere fraternamente le riflessioni emerse.. non permette di discernere correttamente i frutti.
    Buona decantazione :)

  3. Luciano Benini says:

    Ho riascoltato tutti gli incontri tenuti da don Giovanni Nicolini. Ne ho tratto questa sintesi, che non riesce a dar conto della ricchezza dei tre giorni ma può aiutare sia chi ci è stato sia chi non ci è stato a fissare la bellezza delle cose ascoltate.
    Forse non saranno stati esercizi spirituali, ma a me pare che alla nostra comunità sia proprio questo di cui abbiamo bisogno.
    Buona lettura
    Luciano

    Scarica file di Word
    http://www.santafamiglia.info/documents/dongiovanninicolini7-2008.doc

  4. lucio Diotallevi says:

    Personalmente, ma credo anche a nome del piccolo gruppo liturgico organizzatore dei “cosiddetti” esercizi spirituali, non comprendo e quindi non condivido le affermazioni tipo: “non sono stati esercizi spirituali”.
    Ormani ho una certa dimestichezza degli esercizi e ne ho fatti di tutti i tipi. Questi erano espressamente indicati come esercizi per famiglie (… sopratutto giovani famiglie)e questo vuol dire qualcosa. Vuol dire ad esempio che i tempi che scandivano il corso della giornata mettevano in conto la necessità dei babbi e mamme di avere spazi con i propri figli, vuol dire non imporre orari impossibili per offrire il confronto di coppia ecc. ecc.
    Se devo ricordare gli esercizi più intensi potrei citare quelli svolti a Fabriano ( 1987?), dove era chiesto il silenzio assoluto durante la giornata (… anche a pranzo), dove la notte si stava svegli in adorazione del santissimo, dove il mattutino iniziava alle 5.30/6.00 ecc. ecc. Sicuramente esercizi dove le occasione per vivere la riflessione e il raccogliemento erano tante, ma non credo che dovesse essere la tipologia di esercizi da proporre.
    Ma soprattutto vorrei sottolineare che gli esercizi, come ci ricorda sempre il nostro don, sono fatti solo e solamente da noi: non è il relatore, l’ambiente, gli orari, le proposte a determicnare la buona riuscita degli esercizi ma solo la nostra volontà e disponibilità di viverli in pienezza, il nostro desiderio a stare a tu per tu con il Signore, di trovare spazi di silenzio e interiorità
    Questi esercizi volevano solo creare le condizioni per fare questo e credo che il relatore sia stato bravissimo ne suo compito.
    Rimango invece dell’opinione che gli esercizi proprio perchè esercizi non debbano essere il luogo delle discussioni, delle contrapposizioni, dei confronti eccessivamente vivaci. Altre le occasioni per far questo. Se poi queste occasioni non le troviamo ( per cui infiliamo tutto nelgli esercizi) non lamentiamoci della buona riuscita degli stessi.
    Io personalmente ringrazio il Signore di questi due giorni…. di esercizi!!

    Lucio

  5. L’esperienza di Fognano credo sia stata significativa per la vita della comunità: sia durante che dopo sono emersi degli elementi di discussione e dibattito e questo è bene.
    Come in tutte le famiglie le discussioni ed i confronti sono l’occasione fondamentale per crescere cioè per riscoprire i motivi profondi dello stare insieme.
    Certo se non ci si riesce c’è la separazione… al dunque bisogna assumersi le proprie responsabilità.. e non sempre è sufficiente… ma è l’unico modo.
    Io ad esempio ascoltando don Giovanni mi sono sentito riconfermato nella mia appartenenza alla Chiesa. Spesso mi fanno soffrire delle dichiarazioni “ufficiali” della gerarchia cattolica su temi delicati in cui la Chiesa appare (non è, ma appare!) come un giudice inquisitore che decide super partes del bene e del male. Non si percepisce la sofferenza dietro queste posizioni, non si percepisce il bisogno di condividere il dolore di vittima e carnefice, non si percepisce il non voler giudicare, non si percepisce il dolore di non riuscire a testimoniare l’amore di Dio. Se è vero che l’aborto è un omicidio è altrettanto vero che il bambino, la madre, il padre, il medico sono tutti ugualmente figli amati da Dio. La Chiesa dovrebbe mostrarsi (e non solo essere) l’espressione di questo amore e del dolore che questo comporta. Anche perché il “peccato” è la nostra condizione e la sofferenza che ne consegue non ha motivi, giustificazioni, significati… vie d’uscita: c’è e basta. Possiamo solo essere testimoni della sua misericordia.
    A volte poi mi si insinua il pensiero (malvagio) che, dato che la posizione morale/dottrinale della Chiesa è nota, soprattutto quando sono coinvolte direttamente delle Persone (Welby, Englaro, ecc.) il “doloroso silenzio” sarebbe la migliore testimonianza. Si cavilla sulle procedure giudiziarie e non ci si chiede se siamo stati capaci di stare vicino e farli sentire amati, in quale misura il loro “peccato” è anche il nostro? Chi è il vero colpevole?


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