Alcune riflessioni sulla resurrezione di Gesù nel libro degli Atti degli Apostoli
Scheda sintetica
1. Le fonti bibliche principali che narrano la resurrezione di Gesù sono anzitutto prima Corinti 15 ed il grande inno di Filippesi 2,6-11 e poi i racconti evangelici della resurrezione con le aggiunte di Marco 16 e Giovanni 21 ed in modo particolare, per quanto ci riguarda , i discorsi degli Atti degli apostoli e poi ovviamente tutta la teologia paolina . Noi ci soffermiamo su alcuni discorsi degli Atti che ci riportano al tempo successivo la Pasqua e nel giorno stesso di Pentecoste .
At.2,22-36; At3,12-26; At. 4,8-12 ; At 5, 29-32; At 10,34-43; At 13,26- 41 ; At 17,29-31
2. Ci chiediamo anzitutto quale sia la portata “storica” di questi testi. Di fronte ai racconti della passione di Gesù che sono abbastanza fissi e coerenti, i racconti della resurrezione sono vari e difficilmente conciliabili tra loro per trarne una sintesi storica convincente. Qui si innestano anche i tentativi recenti di minare la fede nella resurrezione di Gesù. Ecco il ragionamento dei critici: in un primo tempo i testi non parlavano della resurrezione corporea di Gesù ma della glorificazione celeste del Messia, una concezione più spiritualista, mentre i testi più probanti come la tomba vuota e le apparizioni presentano contraddizioni e inverosimiglianze da essere tardivi. In estrema sintesi si ripropone il problema sollevato da Bultmann nel secolo scorso: le Scritture sono opere di fede e non ci dicono nulla della storia di Gesù. In modo più sfumato anche alcuni lavori recenti ipotizzano un Gesù storico “diverso” da quello degli scritti più tardivi su di Lui e ancor “più diverso” dalla fede della Chiesa espressa nel Concilio di Nicea che avrebbe selezionato i testi abbandonando altri documenti chiamati apocrifi che ora si stanno riscoprendo allontanandosi dal Gesù della storia che sarebbe certamente ebreo e non cristiano e tantomeno cattolico!
3. Torniamo ai discorsi degli Atti. Sono opera “tardiva” di Luca o ci ripropongono il primo annuncio della fede dopo la pasqua? Alcuni considerano i discorsi degli atti come composizioni tardive fatte sapientemente da Luca , i più riconoscono la loro storicità più di fondo che di forma, altri arrivano a dire che si tratta di discorsi realmente pronunciati. In realtà sono l’uno e l’altro, redazioni di Luca su materiale molto antico. In realtà se guardiamo a prima Cor 15 seguono lo stesso schema di catechesi, hanno elementi antichi su Gesù quando lo chiamano Giusto, Santo, Capo della vita, che potrebbero essere i primi titoli dati a Gesù dopo la pasqua. Così Archegos e soter che riprendono la teologia del secondo Isaia del Servo di Javè alla quale ben presto i cristiani sono giunti nella loro riflessione su Gesù morto e risorto. Abbiamo in conclusione dice il Card Martini un quadro serio e fondato della prima predicazione: i temi essenziali, i testi biblici più utilizzati, formule che erano tramandate a memoria, il culto liturgico e primi titoli rivolti a Gesù. Quindi ci rimandano ai primi decenni dopo la resurrezione di Cristo e riflettono in sostanza il tenore della prima predicazione pasquale.
4. Il linguaggio e i contenuti teologici dei testi degli Atti.
Sette volte gli atti usano il verbo egeiro svegliarsi in sintonia con i Vangeli ( 46 v) e con Paolo ( solo in prima Cor 18 v). Non si dice mai che Gesù è risorto ma che Dio, il Padre, l’ha resuscitato. La resurrezione di Cristo vista come opera del Padre.. Questo è così decisivo per il nuovo testamento che Dio ormai è colui che ha resuscitato dai morti Gesù il crocefisso.. Anche il verbo anistemi, rialzarsi è usato 24 volte negli Atti e come verbo sempre avendo come soggetto il Padre. Vi è dunque una terminologia identica al resto del nuovo testamento e ai testi più antichi della tradizione pasquale. Per quanto riguarda il riferimento alla tomba vuota e alle apparizioni sono accennate nei discorsi specie nel primo discorso (2,29-32 e 13 31). Alla lista dei testimoni di prima corinti si sostituisce il “noi siamo testimoni” con una accentuazione ecclesiale propria degli atti. In questo senso si potrebbe stabilire un nesso nei racconti di resurrezione tra Giovanni 20 e 21 e tra Luca 24 ei discorsi del degli Atti. Si passa da una visione più incentrata sulla persona di Gesù ad una visione più incentrata sulla Chiesa che rende testimonianza al Risorto.
5. La chiusa del primo discorso è straordinaria: Dio ha costituito Signore e Cristo questo Gesù crocefisso! Xupios- Xristos come abbiamo scritto sotto il nostro altare. Ma sono titoli tardivi? Da notare che l’appellativo signore xupios era attribuito a Javè ora a Gesù. Cosa ha cambiato in Cristo la resurrezione? Ora egli compie le parole di Davide, egli è risalito al trono che era vacante e ed ora è posto nei cieli. Non si può che ubbidire a Lui che è capo e salvatore. La resurrezione è la prova la realizzazione della salvezza messianica il compimento di tutta la storia della salvezza : ecco l’uso dei salmi regali riletti alla luce della resurrezione di Cristo. Non è difficile scorgere una consonanza profonda con la teologia di Paolo in Filippesi che tutti riconoscono antica e non tardiva. In At 13,33 Gesù è detto figlio di Dio. Fin nella prima predicazione dunque Gesù è il figlio di Dio e a lui si attribuisce il salmo 2,7. La sua umanità ha trovato la sua glorificazione più piena e il suo essere nella natura divina viene proclamato al mondo. Senza negare la gradualità di una fede nella resurrezione e la molteplicità del linguaggio, come negare che da subito i discepoli hanno visto nel messia glorificato il Figlio di Dio ora nella gloria dopo l’abominio della croce? Come non riconoscere una continuità esegetica tra la predicazione orale della resurrezione, i primi testi scritti e le redazioni conclusive ?
6. Resurrezione ed effusione dello Spirito e nascita della Chiesa. La nota distintiva dei racconti pasquali in Atti è il legame con lo Spirito (At 2,33) che nel Vangelo di Luca Gesù riceve nel Battesimo e negli atti dopo o insieme alla resurrezione e lo dona anche a noi. In questo il testo degli atti riprende il Vangelo di Giovanni ( Gv 7,39; 15,26).L’effusione dello Spirito a Pentecoste è possibile perché Gesù è risorto e Lo Spirito compie ogni promessa. Come non vedere una vicinanza con la prima Cor 15,45 dove si dice che il Pneuma è creatore di vita e farà risorgere anche noi (Rom 8,11). In 4,10 con un linguaggio arcaico di stampo semitico anche se “tradotto” in greco Pietro pieno di Spirito santo parla di Gesù come testata d’angolo che poi la prima lettera di Pietro approfondirà in senso ecclesiale: noi siamo l’edificio di Dio e Lui il Risorto è la pietra angolare.
7. Oggi qualcuno dice: Gesù ha predicato il regno e delusi dal fatto che non è arrivato si è mitizzata la figura di Gesù e si è ripiegato in una salvezza spirituale di cui la Chiesa detiene il potere e che Gesù non pensava neppure di istituire.. Ma c’è una rottura tra regno e Chiesa? In realtà anche negli Atti il regno si inaugura nella resurrezione di Gesù e nella esaltazione della sua persona come possiamo vedere in Atti 1 e progressivamente i discepoli videro l’inizio del regno nella persona di Gesù risorto e nella effusione dello Spirito sulla prima comunità che ha come pietra angolare Cristo stesso. In questo senso la Chiesa è regno di Cristo e primizia del regno di Dio come ci ha ricordato il concilio. Questo che negli Atti è abbozzato lo approfondisce Paolo nella prima Corinti (4,20; 6,9.10; 15.24-25.50) che ci riconduce ai primi venti anni di vita della Chiesa e dove c’è sì la delusione degli ebrei cristiani che non vedono la fine del mondo ma che da subito assieme ai fratelli e sorelle non ebrei hanno vissuto il loro essere chiesa di Cristo come primizia del regno che sarà completo quando anche l’ultimo nemico la morte sarà vinta e Gesù rimetterà la regalità a Dio Padre!
8. Viviamo allora nella gioia serena questo tempo pasquale senza lasciarci smarrire la bellezza del mistero che ci è stato trasmesso; anche se in buona fede alcuni vogliono sovvertire l’unità inscindibile tra il Padre che ha resuscitato Gesù Figlio di Dio nella potenza dello Spirito e lo ha costituito su tutto a capo della Chiesa che è il suo corpo, quella Chiesa in cui crediamo nello Spirito Santo ( cfr Simbolo apostolico) , che accogliamo come mistero di salvezza nonostante la fragilità dei suoi membri.
Anche La resurrezione del Signore da cui tutto è partito è mistero di salvezza. I racconti pasquali ci riportano la verità su Gesù ma benché seri e attendibili essi stessi vedono il Risorto come in uno specchio nell’attesa di poterlo vedere faccia a faccia come sempre Paolo nella prima Corinti 13 ci dice al termine del grande inno all’amore!
Il diacono Stefano in At 7,48 prima di offrire la sua testimonianza al Risorto ci dice che Dio non abita in templi fatti da mani d’uomo: ormai per noi a partire dalla Resurrezione Dio si incontra nel Corpo Risorto di Cristo e lì la Chiesa incontra il suo Signore. Lì il Regno si è gia pienamente compiuto in attesa del compimento che plasma la vita della Chiesa di ogni tempo e la inonda di gioia serena . Buona Pasqua!
Cari fratelli
La catechesi di ieri sera, assieme alla partecipazione di alcune nostre giovani sorelle ad un convegno della Chiesa italiana su “I giovani e la Bibbia” mi ha molto aiutato a situare la nostra storia particolare all’interno di un contesto civile e religioso molto complesso e particolare.
Sono molto contento che in parrocchia la Scrittura goda di grande interesse così come mi affascinano i giovani della nostra parrocchia che chiedono di sapere tutto quello che Gesù ha detto, come lo ha detto e perché lo ha detto e che sono capaci di dedicare un’intera mattinata del Sabato Santo a riflettere e pregare sul Dio “assente”, inghiottito dalla terra e pronto alla resurrezione.
Mi sono venute a mente le parole che leggevo su un giornale di Pietro Citati che dava una visione di Chiesa molto bella di cui i nostri stessi VescovI non sempre hanno piena consapevolezza: una chiesa che vuole recuperare la sua storia per capire il tempo presente, una chiesa che vuole amare i suoi Padri per svolgere essa stessa una giusta paternità verso un modo “orfano”; una chiesa che non teme di essere minoranza perché “il cristianesimo è stato sempre una religione di minoranza..”; una chiesa consapevole anche che la tendenza a diventare istituzione, società, partito, stato, crociata non può che nuocerle.
“La condizione di minoranza chiesa – dice Citati – è favorevole al Cristianesimo purchè questa minoranza conosca i Vangeli, S. Paolo, Pascal e sappia irradiare il mondo con la luce delle loro parole.
Una Chiesa quindi che sappia ricostruirsi con la forza della Parola.
A volte mi sembra che a qualcuno questo possa sembrare un “ritirarsi” nel privato o un cedere a “derive spiritualiste” o un condannarsi all’irrilevanza sociale e a una riduzione del cristianesimo a una subcultura del mondo contemporaneo.
Non credo sia così.
Diceva un teologo italiano (Dianich) che: “… nei primi secoli della fede cristiana (e oggi in altri continenti) la fede occupava un posto marginale nella cultura diffusa, ma allo stesso tempo non perdeva la possibilità di essere comunicata e accolta e di portare buoni frutti per il bene comune…”.
Si tratta di recuperare un linguaggio biblico quindi e una grande serietà di approccio ai testi (un po’ come d. Vincenzo ci ha mostrato ieri) per non cadere nella pretesa di convincere con gli strumenti della ragione.
“Vedo un pericolo – dice Dianich – nel convincimento che è possibile un consenso sulla base della ragione senza tenere in realtà conto del fatto che nella nostra società questo consenso su molti temi non c’è per cui dobbiamo comunicate la fede agli uomini all’interno di una cultura per molti aspetti ben lontana dalle nostre aspettative…”
“Non per nulla – prosegue – i padri del Vaticano II pur senza venir meno alla tradizionale convinzione cattolica sul potere della ragione di raggiungere il vero hanno preferito sempre al linguaggio della Scolastica quello della Bibbia e dei Padri”.
Non è quindi inutile soffermarsi su Gesù, la sua storia, sull’interpretazione dei primi cristiani, sugli strumenti di analisi critica che si debbono utilizzare, sulle fonti a nostra disposizione; mi sembra questo il massimo della concretezza che una comunità possa raggiungere.
Grazie a tutti e spero che il nostro tempo possa essere sempre più dedicato a ricordarci che il “Signore torna” (ricordate Daniele Carota?) e che tutto va visto in qusta prospettiva.
Vi invito allora in tale prospettiva a leggere un bell’articolo sugli ottant’anni del cardinal Martini sull’ultimo numero de “Il Regno-attualità (“Affinché la Parola corra”) perché ci aiuta tanto a cogliere l’essenziale del tempo presente, a non perdere tempo in cose inutili e a sentirci sempre, di fronte alla grandezza di tale mistero, piccoli e umili e capaci di volerci bene.
Chiedo inoltre a tutti di sentirci parte dell’intervento che le nostre due sorelle (Lalli e Lucia) terranno a Roma la settimana prossima: lo fanno a nome e per conto nostro!!!
saluti
NINO SANTARELLI