Con la crisi 100 milioni di nuovi poveri
Ho letto in questi giorni questa intevista al cardinale responsabile della caritas internazionale. Mi è sembrata una bella lettura della situazione attuale alla luce del vangelo. Ve la mando perchè quando la Chiesa ufficiale parla (questo è un cardinale quello con la papalina rossa, come si dice, non un prete o un missionario dalla testa calda) siamo invitati sempre ad ascoltarla. Far girare belle nostizie di chiesa ci fa recuperare tanta serenità e ci aiuta a credere che la tato criticata chiesa ha ancora lo Spirito Santo che la guida. Speriamo che i cardinali, i vescovi, i preti, i diaconi, i battezzati tutti aprano il loro cuore alla luce e alla voce dello Spirito Santo per portare in questo tempo speranza e una lettura evangelica della storia. Solo la lettura continuata della Parola ci farà entrare nella luce dello Spirito Santo, solo la lettura continuata e comunitaria della Parola ci aiuterà a leggere la storia con i criteri del vangelo, solo una lettura continuata, comunitaria e celebrata della Parola ci farà essere la Chiesa di Gesù Cristo, la sua comunità guidata dallo Spirito Santo. Ritroviamoci attorno alla Parola per essere la sua Comunità. Un abbraccio a tutti.
Don Mauro
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«Con la crisi 100 milioni di nuovi poveri»
Il cardinale Rodriguez Maradiaga: il G8 non difenda solo i ricchi
DAL NOSTRO INVIATO A TORINO
PAOLO LAMBRUSCHI
Prima che sia troppo tardi all’Aquila i paesi del G8 aumentino gli aiuti allo sviluppo e non usino la scusa della crisi per tagliarli ulteriormente, perché vorrebbe dire sacrificare altre vite umane. Non ama le mezze misure il presidente di Caritas Internazionalis, il cardinale di Tegucicalpa Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, 67 anni, che ieri al Lingotto ha chiuso il 33° convegno nazionale delle Caritas diocesane. Sotto scorta per le sue denunce contro i narcos e lo sfruttamento dei contadini in Honduras, da anni critica paesi ricchi e istituzioni finanziarie internazionali che avrebbero dovuto vigilare sull’economia.
Eminenza, a causa della crisi di quanto è cresciuta la povertà mondiale?
Di oltre cento milioni di persone in un anno. Secondo la Banca Mondiale, solo nel 2009 per i bassi indici di crescita 46 milioni di persone in più vivranno con 1,25 dollari al giorno. Altri 53 milioni a fine anno ridurranno i loro guadagni a meno di 2 dollari al giorno. Entro il 2015 potrebbero morire da 1,4 a 2,8 milioni di bambini in più se non arriva la ripresa. Un sesto dell’umanità oggi è in miseria. E il 60% della popolazione mondiale vive sempre con il 6% del reddito del pianeta, intere comunità sono dimenticate e sfruttate.
La crisi ha diminuito gli aiuti allo sviluppo?
Si. I ricchi non hanno mantenuto le promesse e non dovrebbero usare la crisi come scusa per questi tagli. Perché significa sacrificare vite umane. Perché quando scoppiano le crisi i primi fondi che si perdono sono quelli per i poveri? Dovrebbe essere l’opposto. Nel 2007 i flussi di aiuto globale furono di 103,9 miliardi di dollari, appena lo 0,28% del reddito lordo delle nazioni sviluppate. Per anni abbiamo sostenuto la campagna per far mantenere ai paesi sviluppati la promessa di versare lo 0,7 del reddito nazionale allo sviluppo dei paesi poveri. Solo 5 nazioni hanno raggiunto l’obiettivo. Gli Usa sono allo 0,2%, l’Italia ha addirittura diminuito del 56% il suo aiuto estero per il 2009 e non arriva allo 0,1. Non è un buon auspicio
per il prossimo G8 che si terrà all’Aquila.
Cosa chiede all’incontro tra i grandi?
Temo che queste riunioni cerchino anzitutto di salvare gli interessi dei partecipanti. Questo deve aprire gli occhi della gente, senza giustizia sociale non c’è pace. Si pensa solo alla tutela degli interessi economici delle grandi aziende e la gente povera non ha nessuno che parli in suo nome. Sorprendono gli stanziamenti di somme immense in un barile senza fondo per salvare le banche. Solo le misure approvate dal presidente Obama, 800 miliardi di dollari, equivalgono alla quantità di aiuti allo sviluppo dato negli ultimi 10 anni dai 23 paesi più ricchi. Eppure abbiamo vissuto la nostra Gerico economica, ce ne ricorderemo per generazioni. E ora le mura del libero mercato senza regole giacciono tra le macerie.
Allora la crisi originata dalla speculazione finanziaria non ci ha insegnato nulla?
No, finché non capiamo che l’economia deve reggersi sulla giustizia e non sull’egoismo. Che il valore dell’uomo è superiore al denaro. L’eco-nomia non è ego-nomia, deve diventare cura della casa e non degli interessi individuali. Aspettiamo con grande speranza l’imminente enciclica sociale di Papa Benedetto, lì troveremo più forza per promuovere solidarietà tra le nazioni.
In occidente, anche in Italia, tiene banco la questione migratoria. Come valuta i respingimenti?
Dal punto di vista della solidarietà negano un diritto umano. Certo, ogni nazione ha diritto di fare leggi, ma non è chiudendosi che si risolvono i problemi. L’unico modo di fermare la migrazione illegale è lo sviluppo. Invece si alzano muri. Il muro contiene per un po’ di tempo, ma se l’acqua continua a salire non basta più. Dobbiamo indignarci per i muri concreti e virtuali che separano ancora i popoli, come ci siamo indignati per il Muro di Berlino. Quando uno fugge dalla propria terra per disperazione non va considerato un criminale.
Perché solo il Papa continua a denunciare la spesa crescente per gli armamenti?
Perché per avere prosperità le grandi nazioni devono vendere armi. È uno scandalo, con quei soldi si potrebbero debellare fame e malattie. Ma nessuno ascolta perché l’industria bellica è molto redditizia soprattutto in tempi di difficoltà. Si riesce a fare commercio anche sull’acqua, considerata un bisogno e non un diritto. Eppure senza l’accesso di tutti non raggiungeremo la sicurezza alimentare per il pianeta, con il raddoppio della produzione di cibo in 40 anni.
Quanto pesa la questione ambientale?
È una delle priorità della Chiesa. Non è una moda ecologica o politica, ma questione di sopravivenza per l’umanità. In Caritas diciamo di giustizia ambientale. Dobbiamo essere amministratori fedeli del Creato. Questa coscienza ancora non c’è. Speriamo che il prossimo vertice sul clima a Copenaghen faccia chiarezza.
Ma la Chiesa cattolica inciderà sui cambiamenti?
Come il Battista siamo voce che grida nel deserto, per fortuna parecchi ci ascoltano. Noi proponiamo il concetto di bene comune, principio dimenticato della dottrina sociale della Chiesa. Perciò prima ci chiamavano comunisti e oggi siamo considerati sovversivi. Ma non dobbiamo tacere, è in gioco il futuro dell’umanità e la parola di Dio è la nostra spada per
cambiare le coscienze.