Omelia di Tutti i Santi 2006
Tutti siamo chiamati dal giorno del battesimo ad essere santi perché Dio ci ha fatti per la vita e per la gioia.
Diventare santi vuol dire sperimentare una gioia vera, autentica, originale, profonda che invade la vita.
Più volte papa Benedetto in queste ultime settimane ha detto ” il cristianesimo non è fatto di tanti no è invece fatto di un grande si”.
Una volta che tu, e questo è il prendere la croce, metti tutta la tua vita, il tuo personale, la tua ricchezza, la tua casa, la tua famiglia nelle mani di Gesù, e pur non arrivandoci mai hai sempre davanti ha gli occhi la sua parola, ” non sono più io che vivo ma è lui che vive in me ” tu sperimenti una grande gioia e una grande pace.
Una gioia e una pace quella della santità che dobbiamo sperimentare e chi ne parla, deve averla sperimentata almeno in piccola parte altrimenti ha il sapore delle parole al vento.
Voi sapete che le beatitudini sono la costituzione del cristiano del nuovo testamento come le dieci parole di Mosè sono quella dell’antico.
Sarebbe bello un giorno scoprire che anche i dieci comandamenti non sono dei no, anche quelli che dicono non nominare, non uccidere, non rubare, dove c’è il non, sono dei grandi si, perché determinano lo spazio vitale in cui è possibile vivere ed amare.
Ma soprattutto le beatitudini come avete sentito sono dei grandi si, sono un invito alla gioia. Beati.
Una gioia che non elimina il prezzo delle cose belle delle cose che valgono.
Perché altrimenti dovremmo con tanta insistenza chiedere a voi giovani di dar vita a un grande movimento giovanile per sentirvi veramente legati gli uni agli altri per una avventura da fare insieme, per una gioia!
Sarebbe cinico crudele da parte di un adulto chiedere qualcosa a dei giovani se non si fosse convinti che è per la gioia.
Quando qualcuno di voi va da Michela gli chiedo sempre “l’hai vista felice?” Perché indossare gli abiti di una santa in questo caso Santa Chiara se non per la gioia?
Una gioia se volete da scoprire ma non meno vera.
In questi pochi minuti vorrei far balenare la gioia delle beatitudini.
Mi colpiva ieri rileggendo il Vangelo un aspetto che adesso non posso approfondire: il fatto che questi uomini sono un tutt’uno con la loro scelta di vita, sono poveri, misericordiosi, costruttori di pace sono come diventati un tutt’uno, non uomini che usano misericordia ma misericordiosi, non che aiutano i poveri ma che sono poveri in spirito.
Dove sta la gioia dei poveri in spirito? Io ricordo la mia giovinezza quando passavo dei mesi interi al servizio di giovani, non mi misuravo su me stesso, mettevo in secondo piano i miei limiti, cercavo di vivere con disinteresse e gratuità e allora i giorni volavano. Mi passavano le settimane e i mesi che non mi accorgevo perché avvertivo una gioia grande, che poteva anche essere stanchezza alla fine della giornata, penso a tanti mesi passati a Fonte Avellana con i giovani, una gioia immensa nel mio cuore e ancora in qualche modo ne sento l’eco.
Come ogni volta che ognuno di noi si fa piccolo per amore che fa qualcosa con gratuità, dove l’ io e l’orgoglio passano in secondo piano, c’è una gioia speciale, unica, che si può provare.
La beatitudine degli afflitti l’ho imparata da tanti fratelli e sorelle che erano nel dolore.
Io nel dolore sono intimidito, sono impacciato, e quante volte sono stati quei fratelli e sorelle con la loro dignità, con la loro capacità di trasformare il dolore in amore, non si può dire che l’afflizione sia una gioia in senso comune, ma la dignità con cui la vivevano, la capacità di trasformarla in amore, la forza e la dignità con cui vivevano quel momento della loro vita, che metteva dentro una voglia di vivere una dignità una grandezza dell’uomo “una beatitudine” che solo chi l’ha provato lo può raccontare, anche se intuivi che c’era comunque un dramma che nella fragilità della vita si consumava.
Più facile parlare della gioia dei miti e dei costruttori di pace.
Quando non avete risposto con la violenza, siete riusciti a perdonare, avete affrontato con mitezza un problema complesso, vi siete riconciliati, avete cercato di seminare la pace nell’ambito della famiglia e degli amici, quale gioia!
Quando abbiamo rinunciato alla vendetta o a quella acidità che la sostituisce, quale gioia!
È una gioia intima che ti pervade interiormente, che chi fa uomo e donna di pace.
Più facile ancora parlare della gioia di coloro che hanno fame e sete della giustizia.
Ancora ricordo quelle volte che da ragazzo sono riuscito a donare con generosità per aiutare un povero, per dare dignità a qualcuno, ancora ne sento la gioia.
Chi di voi cari ragazzi non ha provato la gioia veramente di aiutare qualcuno, di veder sbocciare un sorriso, di pensare magari anche ingenuamente che nel mondo è possibile fare qualcosa.
Solo ieri abbiamo sentito che in dieci anni quelli che muoiono di fame sono aumentati e che la fame tormenta oltre 800 milioni di creature umane sulla terra.
Quando poco poco hai fame e sete di giustizia senti una gioia immensa e qui credo tutti, almeno come flash, l’abbiamo sperimentato.
Questa è la gioia del cristiano.
E la gioia della purezza di cuore, quante volte l’ho invidiata, soprattutto nelle donne, nelle ragazze, che a volte hanno più capacità di noi maschi di avere sulle labbra quello che hanno nel cuore, senza doppiezza, senza ipocrisia, di dirti, e non possono non farlo, perché il puro di cuore è colui che ha sulle labbra quello che ha nel cuore, che non è ipocrita, che non è doppio, che è trasparente.
Ma chi di noi non ha provato la gioia di essere noi stessi, di essere trasparenti, di non essere finti, di non dover recitare una parte, quanta tristezza amici giovani quando si è costretti a recitare una parte.
Non lo potete dire neppure ai genitori ma quando a quella festa o anche con quel gruppo di amici non avete potuto essere voi stessi quanta tristezza! Recitavate una parte.
La gioia della purezza del cuore!
Come quando i sentimenti d’amore si riesce a trasmetterli e a viverli nella verità! Quale gioia! Anche solo a ripensarci! E’ stato bello, è bello così, c’è una gioia intima profonda.
E anche nella persecuzione per il Vangelo c’è gioia.
Quando soffri qualcosa per Gesù paradossalmente ti si riempie il cuore di gioia, per la prima volta senti di amarlo, di esserti esposto, di non esserti vergognato, di aver vinto il rispetto umano.
Quale gioia, quale gioia!
La beatitudine di coloro che sono perseguitati per il Vangelo.
Il cristianesimo è gioia. La santità è gioia, anche se ogni gioia ha il prezzo del tuffarsi nell’amore di Dio, del consegnarsi all’amore di Dio, di lasciare che Lui entri come il sangue in tutti i tessuti della nostra vita senza riserve senza intermittenze, senza paura.
Perché diventare santi se la santità non è una gioia?
Abbiamo mai provato gioia nel peccato? Nell’abbandono? Eravamo felici quando eravamo figli prodighi?
La gioia è solo nella santità e la santità è la gioia delle beatitudini.
E’ questo che vogliamo sperimentare nei nuovi percorsi catechistici, è per questo che vogliamo dire ai genitori di sentire la Chiesa come la famiglia, è per questo che vi abbiamo proposto, cari giovani, un percorso comune ma non meno personale, non meno intimo.
Ci sono tanti santi giovani, tanti santi che ci dicono è possibile anche oggi nel 2006. Amen.
…Nella conversione e nella calma è la vostra forza, nell’abbandono confidente la vostra gioia…
…lo dice la Scrittura già nell’Antico Testamento…
Grazie a don Vincenzo per avercelo ricordato : Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, io per primo !
Un abbracciodi pace! Corrado