UNA SORELLA DI NOME FRANCESCA
Che cosa significa essere affetti da Sindrome di Down? Non so dire che cosa significhi per un Down essere Down, ma so che cosa significa per una famiglia essere arricchita con questo cromosoma in più che ha uno dei suoi componenti. Per me, per noi, credo che il cuore di ogni discorso sia racchiuso in questa idea di “di più”, piuttosto che di “di meno”. Per noi Francesca non ha niente in meno di altri, quanto piuttosto ha qualcosa in più.
Quel cromosoma in più… sarà quello probabilmente ciò che spiega tutto il “di più” che Francesca vive e permette di vivere a chi le vive accanto. E’ un “di più” che è difficile da spiegare, perché è un legame che va oltre il viscerale, oltre l’amicizia, oltre l’affetto. Francesca non è legata col sangue a nessuno di noi… la sua famiglia, così come i suoi amici, se li tiene stretti non per un legame di sangue, quanto per il suo apparire bisognosa di tutti noi e allo stesso tempo essere invece indispensabile per ciascuno di noi. Aiutarla a diventare grande, infatti, ci fa rendere conto di quanto sia vero soprattutto il contrario, cioè che lei aiuta ciascuno di noi, famiglia, amici, a diventare come lei… per fortuna!
Ci fa riappropriare del senso vero della vita. Davvero con lei si capisce che ciò che è scritto nel Vangelo, che i fratelli piccoli sono il volto di Cristo (chi fa questo ad uno solo dei miei fratelli più piccoli è come se lo avesse fatto a me), non è un semplice elogio al servizio. Non è il servire i piccoli che ci rende evangelici, quanto ciò che fa muovere quel servizio, ovvero il fatto che riconosciamo in loro la grandezza del Signore, presente in mezzo a noi… riconosciamo che ciò che loro possono portare nella nostra vita è semplicemente la sintesi della grandezza di Dio, che opera meraviglie. Un Dio che permette che una bambina affetta da sindrome di Down, la cui mamma naturale non si ritiene pronta ad accogliere, va oltre il destino di morte scelto per lei, irrompe nella vita di una famiglia che niente aveva avuto a che fare con lei, sconvolge e polarizza la vita dei 5 componenti, che da quel momento, quotidianamente ricevono da lei la risposta che nessuno di essi debba essere in grado di occuparsi di lei, perché lei fa crescere ognuno nella sua cura e insegna ad ognuno come prendersi cura di lei…
Ogni giorno Francesca ci ricorda che diventare grandi, maturare, crescere è faticoso per tutti, che tutti noi abbiamo bisogno di sbagliare, di prendere coscienza di ciò che siamo, di ciò che possiamo o non possiamo fare, dei nostri limiti e delle nostre potenzialità, tutti dobbiamo imparare a chiedere aiuto quando non ce la facciamo, tutti dobbiamo fidarci di chi ci vuole bene e sforzarci di fare ciò che ci sembra difficile, ma che è necessario, che non dobbiamo avere paura di buttarci nel fare qualcosa che ci sembra più grande di noi, perché è solo così che ci miglioriamo.
Tutto questo spesso noi ce lo dimentichiamo. Il nostro “bastare a noi stessi”, tentazione originale della condizione umana, Francesca ci ricorda che è inutile e pericoloso… che tutti abbiamo bisogno degli altri per dare il meglio di noi, e della Provvidenza del Signore che opera meraviglie nella nostra vita.
La storia di Francesca è una di queste meraviglie. Non è una meraviglia che la nostra famiglia ha compiuto. Affatto. Ma sicuramente il Signore ha compiuto una meraviglia nelle nostre vite attraverso di lei. Babbo si sforza ogni giorno nell’avere a che fare con una “piccola donna”, che sarà sempre piccola, ma che va aiutata a diventare grande e arrivato a 56 anni continua a non considerarsi arrivato, ma pensa ancora al futuro; mamma si accorge quotidianamente delle grandi conquiste che Francesca fa grazie all’amore e alla perseveranza che lei ci mette e acquista, nel dubbio costante se fa o non fa la cosa giusta, la consapevolezza che le scelte fatte per amore della figlia, mettendo da parte le sue paure, sono le uniche giuste; Elena vive il Vangelo, respirato da piccola, senza accorgersene; Benedetta si accosta al servizio e scopre in questa relazione coi più piccoli un suo grande dono; io ringrazio ogni giorno il Signore per il punto di riferimento che Francesca rappresenta per la mia famiglia e per l’unità che ci chiama a fare, nonostante le distanze fisiche o le distanze del cuore; Erika diventa amica di Francesca e scopre che l’amicizia non è sempre un rapporto alla pari e che il dono di sé, che è il cardine dell’amicizia, non è un sacrificio, ma gioia che genera tanta gioia e tanti sorrisi.
E poi ci sono le sue amiche, la sua classe. Ragazze che fin da piccole, e comunque ancora adesso non sono donne, hanno percepito l’importanza di includere una loro amica “più piccola” perché lei conta su di loro per diventare grande… e quando anche i grandi non riescono a buttarsi nel prendersi la responsabilità di portare in gita scolastica, per 3 giorni, una ragazza Down, ecco che un gruppo di 17enni stupisce tutti. Stimolate da Francesca, testardamente decisa a vedere rispettato il suo diritto di vivere con la sua classe la gita scolastica, in mezzo all’indecisione di insegnanti, preside e famigliari, inconsapevolmente “paladina del diritto”, chiede alle sue amiche di tirare fuori il bello, il meglio di sé, e queste ragazze, senza troppi problemi, ecco che si prendono cura di lei, in semplicità, come del resto ogni giorno fanno a scuola, permettendole così di vivere una gita “da grande”, senza che ci sia nessuno della sua famiglia ad assicurarsi che si sia lavata i denti, che abbia allacciato le scarpe, o che abbia preso la sua medicina ogni mattina. Francesca diventa grande grazie alle sue amiche e le sue amiche diventano sicuramente grandi grazie a lei. E la sua famiglia gioisce del fatto che Francesca ce la fa sola… non è lei che ha bisogno di noi!
Ogni passo che lei compie per diventare grande, ogni volta che lei dimostra di essere un po’ più autonoma, rappresenta per tutti coloro che si impegnano per questo una grande conquista. E per la società in cui viviamo è sicuramente una grande conquista vedere uno dei suoi membri più deboli diventare forti… sarebbe bello che ogni membro che riteniamo, probabilmente erroneamente, debole, nella nostra società, venga stimolato ed aiutato per diventare forte… fin quando non saremo tutti impegnati per questo, vivremo tutti in una società debole.
In particolare, la sorella Elena, su Facebook, ha sintetizzato questa recente piccola grande conquista di Francesca così: dopo un racconto dettagliato (della gita da parte di Franci) mi sento di dire… il “viaggio di istruzione” non è stato un successone solo per lei, e comunque già non sarebbe poco, ma lo è stato per la sua famiglia, per la sua classe, per le insegnanti e la scuola, e per la società civile in generale!
E’ per questo che secondo noi una ragazza “Down” ha qualcosa in più e non qualcosa in meno… quel piccolo cromosoma in più quante cose belle tira fuori nelle persone che le stanno intorno! Vale davvero la pena investire tempo ed energie per crescere con lei e con ogni bambino che come lei ha un “di più” da donare alla società… Sicuramente è meraviglia del Signore ai nostri occhi increduli vedere quanto la debolezza apparente sia in realtà miracolo e forza generatrice d’amore!