Testimonianza
Pellegrinaggio domenica delle palme
Prima tappa – Mirella Tabarretti
Da un po’ di tempo si parla di sfida educativa, in parrocchia abbiamo avuto ospiti autorevoli che ci hanno parlato della crisi educativa dei giovani dei nostri tempi, bombardati da strumenti virtuali che li fanno vivere in mondi non reali. L’emergenza educativa ci sta interpellando a livello sociale, scolastico e famigliare. Lo possiamo verificare tutti i giorni, le cronache ci informano con tanti particolari, sembra che l’insensatezza domini l’esistenza.
Per quanto riguarda l’iniziazione cristiana dei nostri bambini e ragazzi la situazione non è molto diversa: pochi sono quelli che frequentano dopo aver ricevuta l’eucarestia o il sacramento della Cresima: come fosse una faccenda da fare a una certa età della loro vita . Tutto ciò non ha senso! Sono alcuni mesi che in parrocchia si sta cercando di studiare e programmare una proposta secondo un’ispirazione catecumenale.. Cosa vuol dire?
Ritornare alle origini ….
I primi catecumeni erano coloro che cercavano di conoscere Gesù leggendo il Vangelo e la Bibbia; conoscendolo, imparavano ad amarlo e quando conosci e ami qualcuno lo segui e accogli i suoi doni: i Sacramenti dell’iniziazione Cristiana: il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Tutto questo avveniva nel tempo in cui ognuno sentiva di aver maturato una certa consapevolezza .
Ma come i nostri bambini e ragazzi, oggi, potrebbero arrivare a ciò, chi può raggiungere il loro mondo, cosa dovrebbero fare? Chi può star loro vicino perché il messaggio arrivi?Come fare un percorso, un esercizio completo di vita cristiana, abituandoli ad agire secondo l’insegnamento di Gesù maestro? Chi gli può dare una abitudine, uno stile di vita del genere? La risposta è una sola: “Può essere dato solo dalla famiglia e la famiglia non può rinunciare al suo ruolo di educare alla fede.”
I genitori devono essere accanto al bambino e al ragazzo, accompagnandolo e sostenendolo fin dai primi passi. Ecco allora che accanto ai catechisti devono operare soprattutto i genitori, i primi catechisti! Bisogna programmare con loro un cammino e a loro volta possono avere l’opportunità di riscoprire Gesù, fare esperienza del suo insegnamento, non rinunciando ad educare il proprio figlio nella fede in Lui.
E’ urgente parlare di Dio, farlo entrare nelle nostre case, offrirlo ai nostri ragazzi. Dio sviluppa l’uomo, lo costruisce, lo impianta. E’ indispensabile per la nostra opera educativa.
“Impiantare”un uomo è un’impresa così alta che c’è bisogno di Dio!
(Chi lavora con le mani è un manovale, chi lavora con le mani e il cervello è un artigiano; chi lavora con le mani, il cervello e la fantasia è un artista; chi lavora con le mani, il cervello, la fantasia e con Dio è un ….genitore)
Perché introdurre Dio in casa, perché offrirlo ai nostri figli?
Dio fa all’uomo alcuni doni che lo arricchiscono e gli insegnano a vivere da Uomo.
Eccoli:
1°- Dio dà senso alla nostra vita. Arriva un giorno, arriva un’ora, magari in un momento di sconforto, in cui sentiamo premere nella testa le grandi domande:”Ma chi sono? Merita essere nati? Perché sono qui?Io che adesso voglio non mi sono mica voluto! Nessuno mi ha interpellato! E neppure posso dire: Fermati mondo, voglio scendere! Ebbene quale risposta dare? Sono uscito come un numero della roulette e allora il mio destino non è scritto da nessuna parte o sono uno che è stato pensato, voluto, amato da Dio.
L’uomo può accettare ogni cosa meno il non senso.
2°- Il secondo dono che Dio ci offre è quello di essere un forte stimolo, un forte invito a crescere, a diventare grandi e non solo grossi. Dio è una sfida alle estreme possibilità umane “Siate perfetti come è perfetto il Padre Vostro celeste” (Mt.5,48). “Fatevi imitatori di Dio!(Ef4,32). Gli psicologi dicono:”Dimmi con chi ti identifichi (cioè dimmi chi prendi come modello di comportamento), e ti dirò dove andrai a finire! Ora chi incontra una persona giusta, sincera, serena, una persona che sa fare pace, che sa amare.., trova un Uomo riuscito: ‘un grande’.
DIO E’ RISVEGLIO!. Dio sprona, dilata l’uomo, lo fa crescere. Se muore Dio, muore anche l’utopia: muore il sogno che ti stimola, che ti spinge a continui sorpassi. Diceva Primo Mazzolari “Credere in Dio significa: essere inquieti: insoddisfatti di quello che già siamo, di quello che già facciamo”
3°- Dio fonda la sacralità dell’uomo. Siamo della sua stirpe(at 17,28). Dunque, siamo permeati di Dio, Dio in miniatura. Anche la persona più slabbrata ha qualcosa di buono e di grande. Dio non crea scarti. La fede in Dio porta all’autostima.
Dunque ogni uomo è sacro. Ogni uomo è intoccabile. Anche Caino sul quale Dio ha posto “un segno”così che chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse (Gen4,15). Ecco un’altra limpida prova della rilevanza della fede in Dio che è in grado di cambiare, radicalmente, i rapporto sociali.
4°-Parlare di Dio ai figli significa introdurli in un mondo di fratelli. In particolare nell’ottica della religione cristiana, gli uomini non sono solo “cittadini”, come voleva la rivoluzione francese; non sono solo compagni, come voleva il Comunismo, ma sono Fratelli: “Voi siete tutti fratelli”(Mt.23,8)
E così la fede in Dio ci invita ad uscire da noi stessi.
5°- Altro dono che ci regala la fede in Dio è quello di insegnarci ad assumere il giusto atteggiamento nei confronti della natura.
In realtà non si deve più parlare di natura, ma di “creato”. Il creato non appartiene a noi, ma al Creatore. “il creato “ è un regalo emozionante come Colui che lo ha fatto emergere dal nulla.
Non possiamo ferirlo, non possiamo rubargli il suo incanto. “Quanto sono grandi le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza” (Sal104,24). “Hai fatto buona ogni cosa” (Gen. 1,10).Se Dio ne è l’autore, a noi spetta il compito di amministrare e salvaguardare la creazione.
Ecco i doni che ci vengono da Dio. Sono semplici accenni che andrebbero ampliati, ma sufficienti per concludere che Dio è una verità che va protetta, va custodita, va trasmessa. Dobbiamo portarlo dentro le nostre case e va donato ai nostri figli
“Nascondere la conoscenza di Dio ad un ragazzo, privarlo di questa verità, è il più grave reato che un educatore possa commettere” (Antonio Riboldi).
Ed è quindi il dono più carico di valore, di significato, che ogni genitore, in quanto educatore, possa realizzare concretamente con ciascuno dei propri figli: e donare continuamente la Vita.