Liturgia, non solo orari
Ieri durante il corso di teologia di base s’è parlato di liturgia anche in senso creativo, sognando a occhi aperti come ci piacerebbe vivere la Messa della domenica. Abbiamo anche letto un testo tratto dal libro “Lettera alla parrocchia” che sotto vi riportiamo.
Se non lo conosci, prova a leggerlo e dicci cosa ne pensi.
Scrivi un tuo desiderio, un pensiero semplice, in fondo a questa pagina fra i commenti. Lo puoi fare anche in maniera anonima, ma fallo, sicuramente ci sarà utile.
Al cuore della Domenica l’Eucarestia
Cara parrocchia,
non sempre le nostre messe domenicali sono preparate e vissute al meglio ma non c’è dubbio che l’Eucaristia vissuta in modo consapevole e gioioso sia il momento, più bello della domenica e permetta di vivere l’esperienza più completa di preghiera.
La domenica e l’Eucaristia «fanno» la parrocchia: se crediamo fino all’estremo in questo giorno e viviamo tutta la ricchezza del mistero tu o cara parrocchia vivi e rifiorisci: d’altra parte sono personalmente convinto che se non è questo che fa vivere la parrocchia, qualsiasi progetto pastorale, anche innovativo, non sarà che un medicamento che per un po’ copre il dolore..Eucarestia domenicale e preghiera
Cara vecchia parrocchia,
di domenica la preghiera raggiunge il suo massimo e trova la sua sorgente.
Già alla vigilia, la sera del sabato, la famiglia entra nella domenica con il sacramento della riconciliazione, con uno sguardo alla Parola del Vangelo se già nella settimana non c’è stato modo di pregare.
Perché non ritrovarsi già al risveglio insieme con i figli per un momento di dialogo, di intimità e di preghiera?
Ma è soprattutto nell’Eucarestia che la preghiera raggiunge il suo culmine.
La dolcezza di canti alternati tra il coro e l’assemblea, la corale dei bambini che vi apporta la chiarezza delle loro voci, tutta l’assemblea che canta motivi semplici ma sempre dignitosi in cui si riconosce e gioisce, la presenza nel coro parrocchiale di uomini e donne di tutte le età, tanti giovani che suonano vari strumenti per sostenere il canto di tutti: ecco una prima bella esperienza di preghiera nella celebrazione.Poi la pausa ampia per l’esame di coscienza, entrare in un profondo silenzio nel proprio cuore, portare davanti al Signore il proprio peccato e quello della chiesa e degli uomini dell’universo, invocare il perdono con un sincero pentimento, il proponimento di ritrovare il senso più vero del sacramento della riconciliazione; tutto questo dona una grande pace dal momento che non siamo mai degni di accostarci all’altare del Signore.
Potremmo, senza retorica, cara parrocchia, cantare con stupore la bellezza della preghiera nell’Eucarestia domenicale: la forza concisa e solenne delle orazioni; l’ascolto vero, perché capito e gustato, della Parola di Dio, specie del Vangelo che rimane come un sigillo per tutta la comunità sulla fronte, sulle labbra e sul cuore; il servizio dell’omelia insieme difficile ed esaltante, l’abbraccio con i vivi e i morti nella preghiera universale che il diacono introduce e stimola la comunità a proseguire, la splendida professione di fede scritta quando ancora i cristiani non erano divisi e che oggi, come fiume fecondo, ci porta il tesoro immutabile della Tradizione. Offrendo il Sacrificio e mangiando il suo Corpo, lo Spirito ci rende capaci di non vivere più per noi stessi ma per Lui..e per i fratelli. La prehiera più alta ci apre alla carità più esigente!Eucarestia domenicale e carità
Già la preparazione accurata del «tuo» giorno stimola tanti servizi e diventa esercizio di carità.
Anche i tanti ministeri liturgici sono preghiera e carità insieme.
Quanta carità attorno all’Eucarestia domenicale: l’aiutarsi con i bambini piccoli per permettere alle giovani coppie di partecipare all’Eucarestia senza gravare sempre sui nonni; un padrino o una madrina del battesimo che se ne fanno carico o una famiglia amica o un giovane che ama la gratuità ed il volontariato; una telefonata affettuosa agli amici ricordando loro il giorno del Signore ed invitandoli a far festa con noi come il pastore con la pecorella ritrovata invita gli amici ed i vicini.
Poter accompagnare alla Messa della comunità vecchi o persone malate come gesto di condivisione e di carità e rimanere loro vicini nella celebrazione.
Preparare in chiesa testi e strumenti per aiutare non-vedenti, sordomuti, sordo-ciechi e non far mancare la traduzione gestuale per i sordomuti, almeno in qualche chiesa.
Curare la presenza stimolante e affettuosa dei «piccoli», i disturbati psichici, che spesso mancano all’incontro domenicale e sono per noi il segno più vivo oggi della sofferenza e della solitudine dell’uomo moderno.
Ripensare e riproporre gesti di attenzione ai bambini che partecipano alla messa con gli adulti rendendoli protagonisti con un canto, un loro disegno, una brevissima riflessione per loro, una liturgia della Parola «separata» e curata in modo esemplare.
L’esercizio, mai interrotto la domenica, della condivisione con la raccolta delle elemosine per le varie necessità della propria chiesa e del mondo intero; per le tante iniziative di volontariato che la comunità sostiene e promuove, per le missioni, per necessità urgenti e impreviste.
La presenza del diacono o di chi per lui che al termine della messa evidenzia non solo incontri da tenere ma le necessità corporali e spirituali emerse e le urgenze a cui la comunità è chiamata.
La comunione e la visita ai malati che gli accoliti e i ministri straordinari dell’Eucarestia fanno nelle case e che diviene anche gesto di carità e di attenzione ai fratelli anziani e malati.
E poi ancora in qualche occasione l’invito a pranzo rivolto ad una persona sola o sofferente per passare un’ora di gioia e di pace.
Una visita ad un parente o ad un ammalato per fargli trascorrere anche solo un momento di serena amicizia.
La domenica è intrisa di carità: sono i piccoli gesti che costruiscono il grande amore!Eucarestia domenicale e missione
Anche la missione parte dall’Eucarestia.
Le monizioni dei ministri e l’omelia del sacerdote o del diacono fatta con lo sguardo rivolto a chi fa fatica a credere e cerca di recuperare l’essenzialità della proposta cristiana, così la preghiera sempre puntuale per chi cerca il volto di Dio e lo sguardo sempre aperto al mondo intero, ai poveri della terra, ai missionari che sono partiti dalla nostra chiesa, ci ripropongono l’urgenza di sentirci ed essere missionari.Cara vecchia parrocchia,
ogni domenica gioisci con i tuoi figli presenti ma con lo sguardo vai fuori dalla chiesa, a quanti per varie ragioni non sono con te a celebrare l’Eucarestia, a quanti non praticano e li porti nel cuore.
La parrocchia missionaria non rinuncia mai a guardare ai molti, a tutti quelli che sono a lei «affidati».
Anche tra coloro che vivono in te molti sono in ricerca, dubbiosi, catecumeni: le monizioni del sacerdote e dei ministri, il linguaggio dell’omelia tiene sempre davanti agli occhi chi cerca la fede ed in qualche modo chiede un primo annuncio.
L’accoglienza dei fratelli e delle sorelle che vengono da altre comunità e portano la loro testimonianza ad una chiesa sorella allargano l’orizzonte della parrocchia.
Guardando l’icona della domenica tu ritrovi continuamente il legame profondo tra spiritualità e missione e diventi davvero parrocchia «missionaria»: ogni parrocchia oggi è terra di missione e la missione caratterizza il metodo e il progetto della parrocchia del futuro.
Il brano tratto dal libro di Don Vincenzo mi ha suscitato diverse riflessioni:
- ma una domenica così può esistere senza una settimana che sia tesa alla domenica?
- una domenica così può esistere al di fuori di un luogo ben recintato (anche idealmente) come una comunità, un gruppo di persone che si scelgono consapevolmente e responsabilmente?
- una domenica così può esistere anche quando con tutte le buone e sante intenzioni pure la famiglia è costretta a dividersi ad esempio perché i figli sono scout (e per fortuna!)?
Questi alcuni quesiti buttati giù lì. A livello di proposte fattibili, penso che decisamente sarebbe utile e bello creare un momento di “decompressione” iniziale per aiutare ad entrare senza ansia in un clima di meditazione e gioia e un momento di “decompressione” finale che lasci alla chiesa il senso di un luogo dove si prega.
Sono cose semplici come decidere che quando ci si alza la mattina come prima cosa si fa il segno della croce, nulla di più facile, nulla di più dimenticabile…