5 dicembre 2007
Un pensiero dopo il ritiro del 2 dicembre…
Se vuoi scrivi qui sotto una riflessione, due parole anche molto semplici, su cosa ti è rimasto nel cuore del ritiro di domenica 2 dicembre. Grazie
Se vuoi scrivi qui sotto una riflessione, due parole anche molto semplici, su cosa ti è rimasto nel cuore del ritiro di domenica 2 dicembre. Grazie
Ringrazio il Signore delle letture di oggi, che rappresentano il sigillo del mio pensiero a tre giorni del ritiro del 2 dicembre. Proprio ieri infatti ripensando a quella giornata, e a quelle tre parole che tengo nel cuore, chiudendo gli occhi, mi sono venute in mente delle immagini che possono aver più valore delle parole. Sono i volti delle donne che sono ospiti a Casa Serena e che hanno partecipato alla messa. Lo scambio della pace è stato per me un forte momento di commozione, non un gesto banale, ma una valigia di ricordi condivisi appunto con l’Unitalsi. Oggi farei fatica a ripetere quella esperienza sia per ragioni di tempo, sia perché è più difficile per me sopportare una “divisa” che sento come segno di “divisione” con chi fa fatica a vivere. Ma è pur vero che le prime e forse più importanti esperienze di condivisione le ho fatte, con l’aiuto di mia moglie, proprio a Loreto con questa associazione. E quindi viva l’Unitalsi.
Ma i volti di quelle donne – faccio un po’ fatica a chiamarle ragazze – non mi richiamano solo ricordi, ma anche scelte sul presente e futuro. Mi fanno riflettere che anche tutte le belle parole di domenica rimarranno parole di benpensanti se non creano scelte di vita concrete in condivisione con chi fa più fatica a vivere. E lodato sia quindi il Signore che ci ha donato a pochi passi da casa nostra Casa Nazareth e Casa Betania, e soprattutto belle persone che superano le fatiche della quotidianità, che tutti abbiamo, per portarle avanti e rendere vive queste concrete opere di carità. Sono proprio vere le parole del vescovo, che mi ha riportato Luciano, che la diocesi per stare in piedi deve reggersi su tre gambe (Eucarestia, Parola e Amore per il prossimo). Ma è altrettanto vero che non tutti riusciamo a viverle in maniera equivalente, ed è per questo che sono nate e hanno senso le comunità. Tutti non possiamo far tutto, ma quanto meno possiamo ringraziare gli altri che arrivano dove noi non arriviamo. E perciò grazie a chi pulisce la chiesa, a chi prega, a chi pensa ai giovani e chi agli anziani, a chi cura e partecipa al biblico, a chi cura Casa Betania, Casa Nazareth, a chi ha nel cuore Mondo Comunità e Famiglia, a chi tiene rapporti con la Apg23, a chi cucina per le feste, a chi ha tanta voglia di parlare, a chi invece solo di ascoltare, a chi ha la pazienza di leggere quanto scrivo, e a chi non mi sopporta e mi aiuta a migliorare… ma anche grazie a chi non ha voglia di fare niente, a chi rifiuta tutto questo, e che aumenta la voglia di incontrarlo per raccontargli della bellezza di una comunità viva che, in questo piccolo fazzoletto di terra sull’Adriatico, è forse l’unico modo di testimoniare il Dio vivente, al di là di tutti i miei dubbi… Tanto, come dice Don Oreste, Lui esiste anche se io lo ritengo impossibile.
Questo è il nostro anello prezioso, che dobbiamo custodire e passare ai nostri figli, naturali o accolti.
Buon avvento a tutti
Walter