Don Oreste, ci hai lasciati?
No. Le tue parole , negli anni che il Signore Ti ha regalato a noi ci hanno fatti sentire come i discepoli di Emmaus, incapaci di vedere ma con un grande desiderio del cuore.
Ti abbiamo avuto come compagno di viaggio e il distacco doloroso, imprevedibile che certamente ci lascia attoniti non spegne il desiderio di infinito che è dentro di noi.
Quante volte ci hai letto il salmo che dice: “Di te, Signore ha sete l’anima mia”.
Niente e nessuno può saziare questo desiderio che ogni giorno che passa sentiamo con crescente intensità. Non c’è amicizia, legame famigliare, lavoro, divertimento né tanto meno cose che, pur preziose possano mitigare questa sete.
Ti abbiamo conosciuto e ci hai affascinati perché hai gettato il vangelo nella vita di tutti i giorni facendoci conoscere la realtà non quale ci appare ma quale quella che si vede con gli occhi del Dio incarnato in Gesù Cristo.
Ascoltandoti, il lunedì della fede ( che dividevi con i tuoi impegni in tutto il mondo ma che restava un tuo appuntamento fisso),tra i tanti poveri che riuscivi ad attirare con la parola di Dio ci commuoveva il modo in cui tu leggevi il vangelo.
Non il linguaggio degli iniziati ,non un commento ma una ‘’lettura’’ scarna con il tono di chi ripete delle cose e non ne pretende il possesso ma riuscendo a convincerci con una vita che è e resterà una firma autenticante.
Ognuno veniva chiamato per nome e, se sconosciuto veniva sempre invitato a dirlo proprio per esprimere un rapporto personale con un Dio che lascia le 99 pecore per andare a ricercare la centesima . Ci hai fatto sentire dei “ricercati da Dio”
Nessuno si sentiva snobbato o banale né tanto meno ai margini di un amore che esprimevi con un sorriso che ti è rimasto anche ora che in una bara ci indichi l’istante del sorriso perenne.
Non riesco a far sintesi dell’ultimo incontro che abbiamo avuto con te il giorno prima di morire; sono troppe le cose che sono successe in quelle 2 ore;il tuo legame con la chiesa nei confronti della quali hai nutrito un incredibile senso di appartenenza e che hai testimoniato lasciando la tua seggiola centrale al Vescovo che , guarda caso , quella sera è venuto a confermare tutta la santità che esprimevi; mai ti ho sentito una parola che mi lasciasse intendere un tuo ‘’ volerti distinguere dalla sua santità che è e rimane il sacramento della conferma della parola di Dio.
Quella sedia rimediata ( piccola,quasi come quella dei bambini dell’asilo) accanto al tuo pastore
Ti ha permesso di indicare al Tuo Vescovo gli impegni a cui lo chiamavi come pastore; a stare alle tue richieste, il Vescovo per la fine di quest’anno avrebbe dovuto rimanere ospite fisso della tua comunità quasi per indicargli un percorso che sono sicuro verrà compreso .
Hai raccomandato alla chiesa di Dio il compito di continuare a costruire quella società del gratuito che non nasce dal volere o dalla bravura degli uomini ma che si fa largo pur tra il rifiuto e la derisione del mondo.
Ora capisco tutta la fretta che mettevi nelle mani del tuo vescovo e l’ho capita leggendo il commento alle letture del giorno 2 novembre in quel libretto che ha profeticamente intitolato “pane quotidiano”.
Così hai scritto: “nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra la gente dirà: è morto. In realtà è una bugia. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di DIO.”
In molti credono che la tua scomparsa sia il “Knoch out” ad una delle tante associazioni che si reggono anche per i tuoi innegabili carismi; io sono convinto che Il Signore ti ha scelto per indicare una strada e sarà Lui a continuarla, così come è stato per madre Teresa di Calcutta.
Quanti sono venuti ad ascoltarti, in questi anni sentono il desiderio di una restituzione per quanto ci hai dato. Ora che sei presso il padre puoi ancora di più intercedere perché ognuno di noi sia degno di quel fuoco che hai saputo accendere.
Grazie, Don di esserti consumato per noi
Non per farci fare qualcosa ma per averci indicato qualcuno capace di farci fare qualcosa di buono.
Volevi tornare da Roma per pregare per i bambini non nati. La tua vita doveva finire con una logica che ancora per noi è così incomprensibile;perfino la salute viene dopo il dono della vita. Ora che sei in cielo, e sarai accanto a tutti i rifiutati del mondo aiutaci a non perderci d’animo e mantieni viva in noi l’ansia dell’eternità a cui siamo destinati.
La nostra parrocchia della Santa famiglia intende costruire un mosaico in chiesa; un mosaico non può che contenere tante piccole tessere. Servono tutte, non ne può mancare nessuna. Tutte devono convergere in un luogo che è la chiesa in cui non sono i “distinguo” a dirigere gli incastri ma la volontà di bene che può venire solo da “fuori di noi”.
Forse la prima pietruzza l’hai proprio messa tu Don quando , qualche mese fa ci hai donato una memorabile serata, proprio dall’altare che ora vuole ospitare un segno della bellezza di Dio che ora tu contempli in pienezza.
Francesco Amaduzzi