Corti… d’estate (3)
Entro nella chiesa deserta al centro del quartiere, in un’ora assolata e mi siedo, come il pubblicano, sul fondo. Intravedo in una stanza di vetro, tipo acquario gigante, una figura distesa a terra con le mani che sollevano leggermente la faccia. Incuriosito guardo con la coda dell’occhio e riconosco i lineamenti di una giovane donna, distesa a terra a pancia in giù, con gli occhi aperti verso una teca contenente un pane bianco. Passano alcuni minuti e la vedo rialzarsi leggera e veloce e con passo spedito lasciare la Chiesa. La mia curiosità innata e la mia stima ed il mio affetto profondo per le nuove generazioni mi avrebbe spinto a incrociarla e a chiederle il perché e il per come, in quell’ora , in chiesa, ma un minimo di delicatezza per i sentimenti delle persone, mi ha bloccato. Anche i giovani pregano, pensavo. E cosa avrà significato per quella giovane pregare: un fatto eccezionale che turbandola l’aveva spinta in quel luogo o il bisogno di dialogare in silenzio con un Tu che misteriosamente ha avvertito accanto al suo io profondo? Domande senza risposta. Incuriosito a volte tornavo in ore diverse: ho visto altri giovanissimi, uomini e donne, a piccoli gruppi, in meditazione nell’acquario gigante o in un angolo remoto della Chiesa, con un libro in mano, coperto con eleganza e maneggiato con cura e, al termine, risposto con delicatezza nel borsello. Altre volte, al calar della sera , ne ho sorpresi alcuni immersi in una preghiera corale dove una melodia antica si apriva al futuro sulle labbra di quei giovani cantori. Li spiavo anche di notte pregare con canti molto gioiosi al termine della caccia al tesoro e a volte tutti insieme, dopo i loro incontri, a fine giornata. Una volta passeggiando di prima mattina li ho incrociati persino all’alba con il libro prezioso in mano, con passo veloce come quello di alcuni giovani magrebini che, con una tunica bianca fin sotto il ginocchio, andavano velocemente nell’attigua moschea. Ero troppo incuriosito e prima o poi avrei rotto il silenzio con qualcuno. Si prega per dovere o c’è gioia nello stare davanti ad un Dio che non si vede e che puoi solo evocare nella mente e nel cuore? Come può il silenzio interiore o un libro o un teca preziosa con un’ostia di pane, fare da ponte tra un giovane e Dio? Solo illusione o autosuggestione o incontro con un Vivente? C’è gioia nel pregare al punto che un giovane può intraprendere un esigente esercizio di preghiera? E quali le caratteristiche della preghiera cristiana? Perché tutti, in modi diversi pregano? E’ solo paura del futuro e della morte o la scoperta di essere abitati dall’Amore?
Trovandomi come vi dicevo in ore diverse a spiare , vedevo anche dei bambini , a due o tre per farsi coraggio, che per pochi attimi entravano in chiesa e si accoccolavano in preghiera come solo i bambini sanno fare quando si sentono spontanei e liberi nei loro gesti. Non mi colpivano meno gli adulti e gli anziani i cui volti mi erano divenuti familiari poiché con fedeltà certosina, a volte camminando con fatica, garantivano una fedele presenza ai ritmi della preghiera che si erano dati! A volte mamme con i loro bimbi in carrozzella facevano sosta fissa in chiesa e si intuiva che affidavano a Dio i loro piccoli senza parole ma con delicatezza materna, una preghiera fatta di sguardi e pensieri d’amore .
Ma sono da sempre i giovani che pregano a commuovermi e concedetemi due brevissimi amarcord dei lontani anni settanta. Chiesa di Taizè , Concilio dei giovani, due fidanzatini prostrati per gran tempo in preghiera coi quali poi mi sono intrattenuto a lungo in un francese tanto sicuro quanto approssimativo, il nome di lei era Généviève. Spello, in Umbria, una corriera piena di giovani alla loro prima esperienza di preghiera dentro una cappella semplicissima con un signore ,Carlo Carretto, che veniva dal deserto del Sahara e io fuori, con la paura di vederli comparire rassegnati e stanchi e, dopo oltre un’ora, vederli uscire coi volti raggianti…
Alla fine , anche in questo inizio d’estate, cedo alla curiosità ed una ragazza che usciva dall’acquario gigante ( le donne anche nella preghiera sembrano avere una marcia in più) l‘accosto e le chiedo il dono di dirmi cos’era per lei la preghiera. E con il candore disarmante delle nuove generazioni mi guarda negli occhi e con sorriso furbo mi dice che è come l’aria che respira e gli permette di vivere. Credevo in Dio- continua- anche prima ma lo conoscevo come per sentito dire ma ora nella preghiera è diverso. Penso a lui con amore. Lo immagino nel volto giovane di Cristo. I miei sms con Lui cominciano appena mi sveglio ed è per lui l’ultimo a sera, se non crollo dal sonno. E aggiungeva con piglio sicuro: non è poi così difficile se fidi che Lui ti ascolta con amore e non c’è bisogno di tante parole. Pregare è pensare a Gesù amandolo. Se sei fedele, con tempi e ritmi precisi, hai la certezza di non essere mai sola, di avere un amico che ti cammina accanto con una compagnia di voci di amici che cantano assieme o in luoghi diversi la stessa speranza e senti di appartenere a Lui e a loro come alla tua famiglia. D’inverno con la scuola a volte mollo, ma d’estate ho più tempo per me e per il mio dialogo col Signore!
La salutai con affetto e se ne andò un po’ stupita che gente coi capelli bianchi chiedesse ad una giovanissima dai capelli neri notizie sulla preghiera….E pensavo che l’estate poteva essere un tempo straordinario per divertirsi pregando. E mi sentivo tornato giovane con la voglia di rimettermi in gioco. Grazie giovani amici!