Agorà di Mondo di Comunità e Famiglia.
3 Dicembre , Fano Casa Nazareth
Chi siamo come Mondo di Comunità e Famiglie?
Mi piace tutto quello che ho letto nella home di un vostro sito web: Comunità di Famiglie che desiderano essere uno strumento per l’auto promozione della famiglia. Desiderano aiutare le famiglie a costruire relazioni solidali e a dare ali ai sogni delle persone.
Famiglie che si strutturano in modo creativo e in una vicinanza solidale per mettersi a disposizione della società, cercando di vivere in appartamenti con ampi spazi per l’accoglienza verso chi busserà alle loro porte senza imporre regole o vincoli che stravolgano le dinamiche della famiglia ma mettendo una famiglia nelle condizioni ottimali per aprirsi, in modo autonomo e sovrano, secondo la propria coscienza.
Vicinato solidale dove delle famiglie ferite (separazioni, vedovanze, malattie, sfortune, invecchiamento) possano godere di una vicinanza affettivamente significativa. Minori, anziani, svantaggiati, presi in carico dallo stato sociale ma ai quali viene offerto un terreno di comunicazione dove il calore dell’affettività è presente. Un cortile, un parco, un salone, una cucina, una biblioteca, dove scambiare la relativa umanità.
Un messaggio di speranza perché la visibilità di un Condominio Solidale o di una Comunità Territoriale fa trasparire che un altro modo di vita è possibile, che la fraternità è possibile, che la fiducia è possibile, che la felicità propria non è disgiunta dall’attenzione agli altri. Un grande dono sociale. Una grande possibilità di contaminazione: persone che stanno bene nel mondo e convinte che, attorno a loro, qualcosa di bello succederà. Per i luoghi che abitano o che abiteranno, chiedono di pagare in parte con il proprio lavoro ed in parte con il riconoscimento di ciò che danno alla società e si sentono tranquilli nel chiedere un affitto “politico” per gli immobili che occupano e sono fiduciosi quando chiedono donazioni e contributi, certi che la loro buona volontà sarà premiata da qualche intervento straordinario. Partecipano alla vita sociale con il loro specifico contributo fatto di auto promozione della famiglia, di creazione di reti familiari solidali con il loro carico di speranza e di accoglienza.
In sintesi mi pare una vocazione ad essere famiglie in relazione per star bene assieme e migliorare la qualità della vita ma che non si guardano negli occhi , ma guardano insieme a chi ha bisogno aprendosi concretamente alle persone bisognose del territorio che accolgono in casa o servono come comunità territoriali. Comunità di Famiglie che si vogliono bene e accolgono persone che sono in necessità per integrarle in uno stile di vita familiare normale ed affettivamente caldo. Famiglie aperte che cercano nuovi stili di vita e di lavoro per cercare di sottrarsi alle schiavitù e alle solitudini del nostro tempo.
b. Chi siamo nella Chiesa?
Mi riferisco (con profondo rispetto per gli altri) a quanti tra voi sono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il battesimo è molto più importante del matrimonio! Fosse per me risponderei così:
Laici cristiani della seconda generazione del Concilio Vaticano secondo che non solo affermano ma vivono una profonda corresponsabilità ecclesiale.
Il substrato della gran parte delle vocazioni che si affacciano a mondo di comunità e famiglia mi pare che nasca da qui, anche attraverso fatiche e delusioni . Per me siete i laici , le famiglie della fase due, del dopo Convegno ecclesiale di Verona!
Mi piace questo che a Verona ha detto il teologo Giulio Franco Brambilla: << Il laicodovrà “immaginare” un triplice spazio di cura di sé, in particolare la sua vocazione formativa, comunionale e secolare. Riscopriamo la vocazione formativa delle comunità cristiane. Dove sono oggi i credenti che abbiano la fierezza di dirsi cristiani, dove il nome cattolico non è un’etichetta per schierarsi, ma l’indicazione di una sorgente a cui si alimenta la “speranza viva”? Bisogna ritornare, nelle diocesi e nelle parrocchie, ad essere gli annunciatori premurosi e tenaci della necessità insopprimibile di formare credenti solidi, storie di vita cristiana che possano dire: “io ho visto il Signore!”.
Vocazione comunionale del laico. Essere testimoni non è un atto isolato, ma si dà solo nella comunione ecclesiale. Il NT non conosce dei profeti isolati, ma semmai pionieri che fanno da battistrada e trascinano dietro di sé la comunità credente. Non si dà testimonianza separata dalla trama di relazioni della comunione ecclesiale. Si profila al nostro orizzonte un tempo dove la Chiesa o sarà la comunità dei molti carismi, servizi e missioni, o non esisterà semplicemente. Il laico deve promuovere la corrente viva della pastorale d’insieme, della lettura dei segni nuovi della vita della Chiesa, dell’animazione di progetti profetici, anche se parziali, della capacità di abitare i linguaggi della cultura, della socialità, della cittadinanza, soprattutto presso le nuove generazioni. Il laico è un uomo della “sinodalità”, capace di “camminare insieme” , soprattutto di aprire strade nuove. Una Chiesa abitata da persone che faranno uscire il laicato dall’essere semplice collaboratore dell’apostolato gerarchico per diventare corresponsabile di una comune passione evangelica.
E’ urgente riattivare il genio cristiano del laico in Italia. Potremmo dire che il genio cristiano del laico si esprime nell’opera di uomini e donne che sono uno spazio personale e associato di discernimento vivo del Vangelo, dove avviene quel “meraviglioso scambio” tra le esperienze della vita e le esigenze del Vangelo. Questi uomini e donne possono assumere nella comunità credente la figura del “cristiano vigilante”, della sentinella del mattino, quella che prevede il sole luminoso attraverso i bagliori dell’aurora. Si tratta di un credente che unifica in sé le forme del cristianesimo incarnato e, insieme, escatologico, capace di mostrare l’altra faccia del Vangelo che non è ancora realizzata nel frammento presente. È un credente che non abbandona la terra per guardare le cose di lassù, ma vede quelle di lassù abitando la terra.Donne e uomini costruttori della “civiltà dell’amore”. Questa è un’operazione spirituale, pastorale e culturale, perché oggi non è più possibile pensare e praticare un rinnovamento dei modi della vita cristiana nelle chiese locali non solo senza i laici, ma urgentemente con i laici. Questi tre aspetti – spirituale, pastorale, culturale – sono fortemente connessi e possono trovare un terreno di nuova elaborazione.>>
In estrema sintesi chi siamo come chiesa? Siamo comunità di famiglie che nate in genere con la bibbia in mano non la chiudono mai ma la tengono aperta con una mano e con l’altra cercano, come comunità di famiglie che si pongono al cuore della Chiesa, di tradurla in vita concreta, restando semplicemente cristiani comuni, legati alle chiese locali in cui vivono, capaci di essere lievito per tutti e senza distinzioni, attraverso la loro vita in fraternità familiari intrise di sacrifici fatti per amore, di perdono, di misericordia, di gratuità, di correzione fraterna, di comunione dei beni, di umiltà e di leggerezza, come chi fa semplicemente ciò che ritiene il meglio per sé e per i propri figli!
c. Chi siamo infine dentro di noi?
Nel profondo della coscienza dove si prendono e si mantengono le scelte fondamentali della vita. Io risponderei così:
Uomini e donne affascinati a tal punto da Gesù Cristo da assumere nella loro pelle e nel modo di vivere tra famiglie i suoi paradossi fondamentali, rimanendo sempre aperti a viverli con quanti condividono i loro sogni, cristiani o non, per servire ogni creatura umana che incontrano nel loro cammino!
Una comunione personale e vitale con Cristo è la sorgente dell’essere famiglia : Lui è lo sposo e noi, il gruppo di famiglie solidali, siamo la Sposa ; una comunione di vita come il tralcio alla vite, come il corpo alla testa, come membra vitali inserite in Lui. Questa consapevolezza intima della inabitazione della Trinità in noi diviene la sorgente nascosta delle nostre dinamiche familiari dove tutto è paradossale: l’intimità della coppia e dei figli è possibile allora realizzarla nella apertura ad altre famiglie e nella accoglienza dei poveri nella propria casa; il rispetto della singolarità di ciascuna famiglia si compie nella totale fiducia alle altre famiglie che vivono in comunione di vita, di spazi e di soldi; la preoccupazione di non deludere i figli si traduce in uno stile di vita sobrio e controcorrente rispetto alle famiglie dei loro amici; il raggiungimento del consenso nelle scelte della comunità familiare è direttamente proporzionale all’umiltà e alla capacità dei singoli di obbedirsi e di perdonarsi.
Oggi i cristiani di rito latino iniziano l’Avvento:
Per le famiglie di Mondo di Comunità e Famiglia l’attesa del Ritorno di Cristo e dei cieli nuovi e della terra nuova diventa operosità e concretezza di progetti; l’attesa vigilante di Colui che verrà come un ladro si trasforma in libertà e creatività straordinarie, in relazioni misericordiose, in progetti di solidarietà certi che Lui ci restituisce al centuplo tutto quel che gli doniamo con amore. La certezza che Lui il Risorto è presente come seme nel cuore di ogni uomo, diventa una apertura di mente e di cuore ed un desiderio di collaborare con tutti, superando vecchi e nuovi steccati che una religione miope cerca di innalzare.
Sono intimamente persuaso che solo tenendo insieme questi aspetti vocazionali andremo lontano nella chiesa del terzo millennio! Ha detto Il Cardinale di Milano a Verona : meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo. Io spero che Mondo di Comunità e Famiglia sia una esperienza cristiana vissuta e così incarnata nella vita e nella chiesa del nostro tempo che anche chi è in ricerca o non si riconosce pienamente nel mistero di Cristo che vive nella sua Chiesa, possa sentirsi attratto a farvi parte e così possa portare il proprio carisma assieme a famiglie di battezzati che non possono né vogliono oscurare la forza creativa e travolgente del loro battesimo .Grazie.