La famiglia e la Chiesa
Alcune linee pastorali 2006-2007
Ha detto il Papa Benedetto XVI : Nessun uomo e nessuna donna da soli e unicamente con le proprie forze, possono dare ai figli in maniera adeguata l’amore e il senso della vita. Per poter infatti dire a qualcuno “la tua vita è buona, per quanto io non conosca il tuo futuro”, occorrono un’autorità e una credibilità superiori a quello che l’individuo può darsi da solo. Il cristiano sa che questa autorità è conferita a quella famiglia più vasta che Dio, attraverso il Figlio suo Gesù Cristo e il dono dello Spirito Santo, ha creato nella storia degli uomini, cioè alla Chiesa. Egli riconosce qui all’opera quell’amore eterno e indistruttibile che assicura alla vita di ciascuno di noi un senso permanente. Per questo motivo l’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia della Chiesa, che la sostiene e la porta con sé. E reciprocamente la Chiesa viene edificata dalle famiglia, “piccole Chiese domestiche”, come le ha chiamate il Concilio Vaticano II riscoprendo un’antica espressione patristica. Da tutto ciò scaturisce una conseguenza evidente: la famiglia e la Chiesa, in concreto le parrocchie e le altre forme di comunità ecclesiale, sono chiamate alla più stretta collaborazione per quel compito fondamentale che è costituito, inseparabilmente, dalla formazione della persona e dalla trasmissione della fede. Sappiamo bene che per un’autentica opera educativa non basta una teoria giusta o una dottrina da comunicare. C’è bisogno di qualcosa di molto più grande e umano, di quella vicinanza, quotidianamente vissuta, che è propria dell’amore e che trova il suo spazio più propizio anzitutto nella comunità familiare, ma poi anche in una parrocchia, o movimento o associazione ecclesiale, in cui si incontrino persone che si prendono cura dei fratelli, in particolare dei bambini e dei giovani, ma anche degli adulti, degli anziani, dei malati, delle stesse famiglie, perché, in Cristo, vogliono loro bene. (Il Papa al Convegno Pastorale della Diocesi di Roma). Attualizziamo queste parole del Papa nella nostra comunità parrocchiale per farne una linea portante del piano pastorale 2006-2007.
Ministerialità ecclesiale e vita di una famiglia cristiana.
Le linee pastorali di quest’anno sono incentrate sulla ripresa di una forte ministerialità ecclesiale avendo invitato con forza fratelli e sorelle ad accogliere un ministero, dai ministri straordinari della comunione, alla ministerialità femminile, ai lettori , suddiaconi, diaconi, catechisti e famiglie cristiane con ministeri di evangelizzazione, fratelli e sorelle che studiano teologia e che costituiscono un punto di riferimento importante nella fraternità missionaria parrocchiale . Per quanti accettano, la chiesa diventa di fatto per essi la seconda famiglia .In questo nuovo anno trasformando la catechesi tradizionale in percorsi di iniziazione cristiana, i catechisti chiameranno in modo differenziato a seconda delle rispettive sensibilità tutte le famiglie dei genitori, dei padrini, dei garanti a coinvolgersi nei percorsi educativi dei figli in modo nuovo e speriamo bello dal punto di vista della qualità delle proposte.Una comunità parrocchiale adulta avverte la complessità del “ministro” o del catechista ed in genere della famiglia cristiana di tenere insieme, nella propria giornata e nella settimana, la dimensione familiare affettiva ed educativa, la dimensione professionale e di impegno nel territorio, la dimensione ecclesiale sia come nutrimento spirituale sia come ministero ecclesiale specifico. E’ facile un conflitto tra famiglia e comunità perché la Comunità cristiana rischia di assorbire troppe energie e può creare situazioni di disagio e conflittualità in casa nella relazione con il coniuge e con i figli . Anche per questo nella chiesa ci sono uomini e donne che a tempo pieno fanno della comunità cristiana la propria famiglia. La sfida è reale e complessa e non possiamo sacrificare né la famiglia né la comunità. Che la vita in famiglia sia da tutelare in ogni modo è di per sé evidente in un tempo in cui la vita è complessa e mette continuamente alla prova, in cui la crisi di coppia è dietro l’angolo e le reazioni dei figli sono imprevedibili creando una profonda sofferenza in genitori cristiani che si sentono accusati di non aver amato abbastanza il coniuge e i figli; d’altra parte in questo periodo della storia della Chiesa è di altrettanta evidenza , per chi ha a cuore il cristianesimo degli anni avvenire, che i ministri della Chiesa e le famiglie cristiane dovrebbero mettere in secondo piano l’autosufficienza educativa, le distinzioni politiche, gli hobby e le public relations, le abitudini di vita consolidate, per mettere in primo piano l’appartenenza ecclesiale, per costruire fraternità missionarie , per offrire così stili di vita cristiana possibili e belli ai nostri figli .
Come fare? La quadratura del cerchio non è mai facile!
Potremmo riprendere l’intuizione del Consiglio delle Famiglie di cercare di portare tutta la famiglia nel servizio ecclesiale ed essere come famiglia e non come single soggetti pastorali nella comunità. Questo esige una attenzione specialissima al coniuge e ai nostri figli per proporgli, liberamente e con convinzione, di essere insieme figli di famiglia e di comunità. Questo sarà ancora più urgente in caso di cenobi familiari o di case famiglia come abbiamo sperimentato in dieci anni di casa Nazareth! L’esperienza degli esercizi spirituali di tutta la comunità e della settimana delle famiglie in montagna mostrano che c’è meno disagio quando in comunità si è tutti insieme come famiglia!
Un secondo accorgimento potrebbe essere quello di aiutarci insieme ad ottimizzare il tempo e a concentrare i momenti formativi o organizzativi per evitare di uscire troppo frequentemente dalla famiglia nelle ore del dopo lavoro in cui normalmente è riunita! Una uscita di casa per venire in comunità è sempre impegnativa e va lasciata per le cose indispensabili ed utilizzando per il resto tutti i mezzi anche più moderni che non richiedano presenza fisica e consentano dialogo e lavoro insieme! Un aiuto prezioso viene dalla suddivisione del ministero pastorale con un consenso sulle linee di fondo ed una grande fiducia reciproca nella loro esecuzione .Tutto il tempo risparmiato per arrivare ad estenuanti decisioni è un dono per la famiglia.
Ill dialogo in famiglia potrebbe eliminare momenti di fatica se il coniuge e i figli entrano nel senso delle cose che il ministro compie per la comunità ecclesiale a nome della intera famiglia . La preghiera fatta assieme all’inizio o al termine del giorno per dirsi e portare insieme i servizi e riferire subito ciò che si è fatto ed il senso con cui l’abbiamo vissuto può ricaricare il resto della famiglia e non ricordare il sacrificio compiuto per la gioia interiore che vedono nella persona amata come i 72 che inviati a due a due, tornano da Gesù e riferiscono della loro missione.
.D’altra parte una comunità parrocchiale stile famiglia aiuta la famiglia stessa a crescere e permette ai figli di trovare una esperienza concreta e vivibile di cristianesimo vissuto. Non solo. La famiglia cristiana non ha futuro se non è avvolta preceduta e seguita da una forte esperienza di famiglia ecclesiale. Ciò che il cristiano dice della famiglia, lo dice copiando dalla Chiesa. Per questo si dice della casa che è una piccola domestica , come abbiamo ripetuto troppe volte. Non vive l’una senza l’altra.
Dove i figli e gli amici possono trovare concretamente il perdono, la misericordia, il riconoscerci fratelli e figli, la condivisione dei beni, la speranza nel dolore e nella morte?
Per questo la comunità ecclesiale non deve aver paura di chiedere alla famiglie cristiane ma deve anche aiutarle non solo a non impoverire la propria casa ma ad arricchirla sia nell’amore di coppia sia nella passione educativa verso i figli intrisa di una sana laicità che sa passare con disinvoltura dall’abito bianco della chiesa al pallone o alla racchetta da tennis, dal camice del lavoro all’ozio della lettura e alla contemplazione del creato, dal grembiule per costruire la società del gratuito, al sorriso gioviale di chi vive con leggerezza la vita!
Questa è una stagione unica ed irrepetibile della chiesa in cui le famiglie cristiane desiderano vivere gli atti degli apostoli e sentirsi corresponsabili dell’annuncio missionario del vangelo senza rivendicarsi ruoli profetici contro una Chiesa “istituzionale”, senza rivendicare di sostituirsi ai preti che essi vedono sempre più come padri nello spirito e pastori dell’intero gregge.
Ecco perché questo è il momento magico per approfondire il legame inscindibile tra ministerialità ecclesiale e vita di una famiglia cristiana. In questo contesto la piccola regola di vita spirituale è di estremo aiuto se accolta nella libertà del cuore e nella passione educativa verso i figli . Se ci fideremo del Signore, egli ci darà il centuplo insieme a persecuzioni e la quadratura del cerchio è fatta!
“Amen io vi dico non c’è nessuno che ha lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi, a causa di me e a causa del vangelo, che non riceva il centuplo adesso, in questo tempo ,in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi,insieme con persecuzioni, e nel secolo che sta per venire, vita eterna”
Carissime famiglie queste parole di Gesù in genere sono sentite rivolte principalmente a chi si consacra alla vita religiosa e sembrano inadatte ad una famiglia cristiana. In realtà Gesù le rivolgeva ai primi discepoli che per lo più avevano famiglia ed erano missionari del Vangelo. In ogni caso, come ripetiamo spesso, ciò che è proprio nella fede non è mai esclusivo ed anche una famiglia cristiana che partecipa alla fraternità missionaria della parrocchia può attingere a queste Parole del Signore e avere il centuplo in questo tempo insieme a persecuzioni, al prezzo cioè di saper soffrire qualcosa per il Vangelo!
La solennità della formula ‘Amen io vi dico’ è lì quasi a sottolineare l’importanza di ciò che Gesù sta per dirci e la forza di quel ‘nessuno’ è capace di darci una speranza enorme pur nella fragilità e debolezza della nostra vita perché nessuno che ha lasciato le cose più care resterà senza il centuplo. Lasciarle nel senso di mettere tutto nelle mani di Gesù e non ritagliarsi niente che resti fuori del suo sguardo d’amore. Lasciare nel senso di nulla anteporre all’amore di Cristo e mettere tutto quello che abbiamo di ‘personale’ per l’annuncio del Vangelo e la costruzione della Chiesa santa di Dio.
Centuplo in case
Al plurale. Una sovrabbondanza. Nel vangelo di Marco La casa è luogo d’incontro, di dialogo spirituale, uno spazio per scendere in profondità nella relazione, per ricuperare il senso profondo della vita e delle cose che accadono sotto i nostri occhi, luogo di ospitalità e di apertura di cuore, luogo d’amore.
La casa di una famiglia cristiana. Sobria e bella, semplice e accogliente , pensata per viverci bene da cristiani. Case, perché aperte a tutta la fraternità che userà il dono con delicatezza e nel rispetto della intimità della famiglia che accoglie. Centuplo in case perché oggi la casa è possibile pensarla al plurale: condomini solidali, fraternità familiari, gruppi famiglia , cenobi familiari. Centuplo in case perché si fondono in essa l’esperienza umana con tutte le sue sfumature e l’esperienza cristiana in tutta la sua ricchezza. La casa cristiana è il primo luogo di apostolato e lì avviene l’ intelaiatura del tessuto comunitario. Pensiamo in questo anno , dopo l’esperienza dello scorso anno, ad un modo nuovo di vivere la benedizione pasquale e la visita alle famiglie e sperimenteremo il centuplo in case !
Centuplo in fratelli e sorelle
Non si escludono gli amici ma in una famiglia cristiana si trasformano anch’essi in fratelli e sorelle della fraternità cristiana. Cerchiamo in questo anno segni anche piccoli che ci aiutino a riconoscerci come fratelli e sorelle specie di domenica attorno all’eucaristia. Il diavolo farà di tutto per seminare zizzania e creare continuamente divisioni, ma chi lo fa per Cristo e per il Vangelo, sperimenterà la gioia di una Chiesa di popolo, di una fraternità allargata, assieme a tante piccoli inciampi da superare col perdono e la correzione fraterna!
Centuplo in madri e figli e campi
La Chiesa è anzitutto madre e se non lo è non è la Chiesa di Cristo. Se nella comunità diventi padre e madre spirituale sperimenti il centuplo, una gioia che solo chi sperimenta può raccontare, la gioia di Maria che genera Cristo nel cuore dei fratelli e sorelle. Una gioia che non esige anzitutto tempo, ma cuore! Il questo anno proviamo a vivere una grande maternità nei confronti dei fidanzati e delle tante giovani famiglie che vivono o sono vicine alla nostra comunità ripensando in quest’ottica i Gruppi Nazareth.
Ill centuplo in figli carissime famiglie forse sono io che posso testimoniarlo a voi. E’ davvero così.! Se ami i giovani e hai una passione educativa nei loro riguardi allora il Signore centuplica la tua paternità e maternità e, nonostante i tuoi limiti, allarga il tuo cuore e la tua capacità di amare. E questo che il prete sperimenta è possibile ad ogni famiglia che ama davvero i ragazzi e i giovani della sua fraternità parrocchiale!
I campi oggi sono i beni materiali e le ricchezze personali. Se una famiglia mette tutto quello che ha di ‘personale’ a servizio del Vangelo e lo trasforma in ‘ecclesiale’ sono certo che non perderà nulla di ciò che sono le gioie tipicamente umane proprie di ogni famiglia che è sulla terra e sperimenterà che Lo Spirito santo prenderà il suo ‘personale’ e lo trasformerà in qualcosa di più grande e prezioso per tutta la Chiesa. Quasi come avviene del pane eucaristico nella messa.
Prova a vivere in totale unità famiglia e chiesa e avrai il centuplo già ora in questo tempo della chiesa, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna che è molto più del centuplo!
Buon anno pastorale!
Con affetto il Parroco