23 novembre 2006

Atti degli Apostoli – Capitolo 14 versetti 8-18

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Introduzione
Siamo a metà del viaggio apostolico di Paolo e Barnaba, verso la fine della prima missione: costretti a fuggire sia da Antiochia, sia da Iconio, giungono a Listra, colonia romana e patria di Timoteo. La guarigione di un paralitico mostra in Paolo la presenza di poteri taumaturgici simili a quelli di Pietro (At 3, 1-10) ed è l’occasione di un incidente che gli permette di rivolgersi direttamente ai pagani. Paolo dà un saggio della sua predicazione che è l’anticipazione di quella più ampia e completa del discorso di Atene (17,22-34).

Commento al Testo

Vv. 8-10

Nei primi versetti si nota un forte parallelismo con il brano di At 3,1-10 in cui Pietro guarisce lo storpio prendendolo per la mano destra, anzi sembra che quest’episodio di Paolo a Listra sia una copia di quello di Pietro voluto da Luca per controbilanciare l’autorità delle figure dei due Apostoli antagonisti. Si ripetono le stesse dinamiche: l’unione degli sguardi è segno di un contatto profondo tra le anime, un legame d’amore (vedi anche Mc 10,21).
Paolo fissa negli occhi lo storpio, è quasi un toccare fisico, come a ricordarci che quello che ti cambia la vita è un incontro vero, è un essere fissato, è un’esperienza personale, non qualcosa raccontato da altri, è scoprire la sorgente vera delle cose, la propria ragion d’essere.
La malattia appare in entrambi i passi degli Atti, come uno strumento di grazia, un dono che permette all’uomo di incontrare Dio, cosa che, forse, è più difficile nella prosperità (se ne andò afflitto perché aveva molti beni – Mc 10,22)
La fede è condizione essenziale al miracolo, alla guarigione, quella fede che ti fa passare dalla condizione di immobilità (non aveva mai camminato) ad una condizione di gioiosa attività (fece un balzo e si mise a camminare). Vedi Lc 8,48 e Mt 8,10
Anche qui è forte il parallelismo con At 3,1-10: non sono i poteri di Pietro, Giovanni o Paolo a compiere i miracoli, ma è per la fede che avviene il miracolo (Mt 17-20 Lc 8,48).

Vv. 11-14

Questi versetti raccontano della reazione degli abitanti del posto, per lo più pagani, che credono di vedere in Paolo e Barnaba l’incarnazione degli dei che hanno da sempre adorato: Zeus ed Ermete. Gli abitanti di Listra erano un popolo semplice, più superstizioso che capace di una religiosità profonda. Abituati a forme di magia, non concepivano un miracolo come dimostrazione di una fede, ma solo come segno del potere sovrumano di chi lo compiva.
I due discepoli si strappano le vesti (Mt 26,25) in segno di completa contrarietà verso la reazione generata dalle loro azioni. Reazione che suona quasi come una bestemmia, un’ingiuria a Dio, fonte di ogni “miracolo”.
Questa ferma ed anche scenografica rinuncia ad essere onorati, ci vuol ricordare che, anche se si è capaci di grandi cose, dobbiamo sempre avere la consapevolezza che tutto è donato, tutto è da Dio. In tutto ciò che facciamo dobbiamo saperci riconoscere come semplici ma fondamentali strumenti nelle Sue mani. Noi siamo le sue mani.

Vv. 15-18

L’episodio offre a Paolo l’occasione per la prima predicazione del Vangelo ai pagani ed è il preludio del discorso dell’Areòpago. In questo discorso manca ogni accenno alla Scrittura, non è ricordata minimamente la storia della salvezza (semplicemente perché i pagani non la conoscevano) né è ricordato il nome di Gesù. E’ piuttosto un sapiente adattamento alla mentalità di quei semplici pagani che Paolo ha di fronte.
Così, Paolo traccia brevemente il piano della Redenzione e affronta il tema della conoscenza di Dio spiegando per prima cosa che Barnaba e lui sono uomini come coloro che li ascoltano, poi passa al cuore del discorso: Dio è il creatore di tutto e può essere conosciuto attraverso lo stupore e la contemplazione per le cose meravigliose che Egli ha creato.

Dio, nella sua grande pazienza, ha permesso che gli uomini seguissero ciascuno la propria strada e non è mai intervenuto direttamente come fa ora, con una sua parola destinata chiaramente a tutti gli uomini (così anche nella Parabola del figliol prodigo: Dio lascia che l’uomo segua la sua strada, ma Lui non smette mai di aspettare). Tuttavia gli uomini avrebbero potuto e dovuto riconoscere Dio considerando le opere stupende della natura e i benefici da Lui ricevuti (At 17,24)

Sono parole piene di speranza, perché questo Dio non dipende dalla presenza di Paolo, Barnaba, di ciascuno di noi, ma è lì, il Dio Vivente, in contrapposizione agli idoli morti, alle cose vane. Quanti sono i nostri idoli, quante cose vane nella nostra vita! Quante cose si frappongono tra noi e la Sorgente, quanta fatica dentro di noi per sgomberare nel nostro cuore quel sentiero che ci riconduce sulle sue tracce.
E il Dio Vivente è qualcuno che non ha mai smesso di aspettare individualmente ciascuno di noi. Il Signore della vita che opera il bene dell’uomo è qualcuno che è stato, fin dal principio, che c’è e che sempre ci sarà.

Come ricordavamo in uno degli scorsi venerdì, non sarà l’obbedienza alle leggi a salvarci ovvero a renderci felice, bensì quell’incontro personale che coinvolge tutto il nostro essere, quel rintracciare il proprio sentiero, il tentare e alfine trovare la risposta personale al perché si è qui e ora. Proprio come è successo allo storpio la cui la vita è stata trasformata: sarà quell’unione di sguardi, quell’essere toccati, quell’incontro profondo con Lui, il Dio vivente, la nostra sorgente, la chiave di volta della felicità.

Passi Paralleli

At 3,1-10 Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta “Bella” a chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l’elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse:” Guarda verso di noi”. Ed egli si volse verso di loro, aspettando di ricevere qualcosa. Ma Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava ed entrò con loro nel tempio camminando e lodando Dio…

Mc 10,21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò.

Is 35,5-6 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto.

Mt 8,10 In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande…

Mt 9,28 “Credete voi che io possa fare questo?” Gli risposero: “Sì, o Signore!”

Mt 17,20 Se avrete fede come un granello di senapa, direte a questo monte: “Spostati da qui a là” e si sposterà; e niente per voi sarà impossibile.

Lc 8,48 Egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata, va’ in pace!”.

Mt 26,65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco,ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”

Sap7,1 Anch’io sono un uomo mortale come tutti, discendente del primo essere, plasmato di creta.

At 17,24-25 Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa.

Sl 145,6 … creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene.

Ger32,17 “Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e braccio forte; nulla ti è impossibile”

Sl 146,8 Egli copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germogliare l’erba sui monti.

Ger 5,24 Temiamo il Signore nostro Dio che elargisce la pioggia d’autunno e quella di primavera a suo tempo, ha fissato le settimane per la messe e ce le mantiene costanti.

Is 42,5 Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa.

Ger 10,10 Il Signore è il vero Dio, egli è il Dio vivente e re eterno.

I Tess 1,9 …come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero…

Canto di Conclusione: Oh, Signore nostro Dio.


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